di Ferdinando Boero
La comunità scientifica esulta per la foto del buco nero che mostra cosa succede quando una galassia implode. Prima o poi accadrà anche alla nostra, ma ci vorrà qualche miliardo di anni, ci rassicurano. Capire da dove viene la materia, come evolve, e dove va a finire alla fine del suo ciclo di vita è fondamentale e merita grandi investimenti in ricerca scientifica, e grande collaborazione internazionale. Pare che la sola foto del buco nero sia costata 14 milioni di euro. Soldi ben spesi anche perché rispondere a queste domande ha certamente ricadute tecnologiche non indifferenti e promuove lo sviluppo di infrastrutture di ricerca.
Queste conquiste lasciano l’amaro in bocca alla parte della comunità scientifica che studia la biodiversità del pianeta Terra e gli ecosistemi che da essa sono caratterizzati. Noi esistiamo grazie a biodiversità (di cui siamo parte) ed ecosistemi, e il nostro impatto li sta deteriorando, mettendo a repentaglio le nostre possibilità di sopravvivenza, ben prima dell’avvento del buco nero che inghiottirà il nostro sistema solare. Risulta misterioso il motivo per cui la ricerca scientifica su particelle elementari e galassie sia enormemente finanziata, con grande collaborazione internazionale, mentre lo stesso non avviene per problemi impellenti che riguardano il nostro comportamento nei confronti del pianeta e, alla fine, di noi stessi.