Che bel popolo gli Italieni!

Italieni forever. Che bel popolo gli Italieni. Un popolo di truffatori, professionisti del raggiro, dell’imbroglio, fuoriclasse della menzogna, campioni del fotti fotti. Italieni sono i nostri rappresentati politici.  Abili mentitori, puttanieri, ignoranti, ciurmatori, falsari. Populismo e becera demagogia sono la loro caratteristica. Certo, Italieni sono anche gli elettori che votano questi bagatellieri. Ed ecco allora che fra i candidati degli Italiani all’estero all’ultima campagna elettorale è spuntato Giuseppe Macario, leader di una fantomatica lista “Free flights to Italy”, cioè che prometteva voli gratis per tutti. La lista era in lizza nella circoscrizione del Nord e Centro America. Ha raccolto 500 firme regolarmente depositate e il suo leader candidato presentato un curriculum invidiabile. Piccolo dettaglio trascurabile, si trattava di un fake, una lista fantasma. Cioè la lista esisteva davvero, ma il  Macario è un cialtrone, uno psicolabile, già denunciato per cyberstalking e che non si è mai mosso da Fiano Romano, il paesino dove vive insieme all’anziana madre e dove è da tutti considerato un soggetto pericoloso. Ma nessuno aveva controllato? Tutto ciò è stato scoperto da Selvaggia Lucarelli, giornalista del “Fatto Quotidiano”, mentre Macario prometteva voli gratis per tutti dagli Stati Uniti all’Italia, prendendo anche molti voti dai boccaloni pronti a correre fra le braccia del filantropo pataccaro.

B. come Basta! Andrea Scanzi ha portato in giro per i teatri fino all’anno scorso lo spettacolo “Renzusconi”, tratto dal suo fortunatissimo libro omonimo (Paper First, 2017). Questo animale mitologico, Renzusconi appunto, sembrava fosse neutralizzato definitivamente dalle elezioni politiche del 4 marzo 2018, poiché nel centro-destra, pure risultato vincente in termini di maggioranza relativa, il partito più forte è stato la Lega salviniana.  Invece, mai dire mai.  Il Cavaliere mascarato è come i peperoni: si ripropone.  Dopo la riabilitazione del tribunale, ha annunciato di ricandidarsi al Parlamento europeo, alla (poco) veneranda età di 82 anni. Così lo vedremo ancora scalmanare da una tv all’altra a ritmi indiavolati?   Ma “B. come basta!”, potremmo dire, citando il fortunato libro di Marco Travaglio (“Fatti e misfatti, disastri e bugie, leggi vergogna e delitti (senza castighi) dell’ometto di Stato che vuole ricomprarsi l’Italia per la quarta volta” Paper First 2018). Il Cavaliere dimezzato (che sembra il titolo di un libro di Calvino) fa ridere di noi tout le monde.

La barca. La disfatta del centro sinistra italiano passa per un piccolo paese dell’Emilia Romagna. Se la grassa Emilia, prima delle elezioni del 4 marzo 2018, era la regione rossa per eccellenza, infatti, Cavriago, minuscolo borgo in provincia di Reggio Emilia, era il comune più rosso, considerato la Pietroburgo d’Italia. Qui il Pci, poi Pds, poi Ds, poi Pd, ha sempre ottenuto la maggioranza assoluta e bandiera rossa la ha sempre trionfato. Ora è stato superato dal Movimento Cinque Stelle che ha ottenuto una piccola percentuale in più. L’ultima roccaforte del cattocomunismo italieno ha ceduto sotto i colpi del populismo grillino. Anche Cavriago, dove al centro della piazza troneggia una colossale statua di Lenin, dono negli anni Settanta dell’ex Urss alla cittadina, che aveva sempre fatto professione di fede bolscevica alla madre Russia, ora si è adeguata ai tempi e al nuovo vento nazional populista. Non a caso, Cavriago è la patria di Orietta Berti, la quale, da sempre donna di sinistra, è passata a votare Cinque Stelle, facendo endorsement nella trasmissione di Fazio: dopo “Finchè la barca va”, “La barca non va più”.

Il guazzabuglio

Che pagliacciata. Ricordate le estenuanti trattative fra le varie forze politiche, all’indomani delle elezioni del 4 marzo 2018, alla ricerca di un impossibile accordo di governo? Tutto sembrava essere perduto, nel senso che nessuna delle forze in campo avrebbe potuto costruire una pur risicata e risibile alleanza di governo, nemmeno i due partiti che pure avevano guadagnato la maggioranza relativa, ossia Lega e Movimento Cinque Stelle. Invece, alla fine, il governo pateracchio si è fatto. “Gigino Gigetto stanno sul tetto, vola Gigino, vola Gigetto, torna Gigino, torna Gigetto!” E Gigino e Gigetto, ovvero il Cretinetti di Pomigliano, “Giggino” Di Maio, e il Bauscia di Milano, Matteo Salvini, hanno deciso di giocare l’ultima carta, quella della disperazione, e dopo tre mesi di prove tecniche di governo, tipo “oggi le comiche”, hanno deciso che si erano divertiti a sufficienza, ed era tempo di governare. Quindi, scesi dal tetto di Palazzo Chigi, dove Gigetto Matteo amava scaricare la tensione col parkour, mentre Gigino Di Maio lo riprendeva col telefonino, i due bimbiminkia hanno trovato il filo di una impossibile “convergenza parallela”.  Togli Savona metti Savona, prendi Cottarelli togli Cottarelli, sposta Conte riprendi Conte, togli Mattarella rimetti Mattarella. Ma sono proprio Italieni!  E se la squadra di governo non va bene ai boiardi europei, chi se ne frega! E la Meloni e Fratelli d’Italia? Prima entra nel governo, poi no, ma vota la fiducia, anzi non vota nemmeno la fiducia, astensione, anzi opposizione! Ma siccome la sindrome da accerchiamento contagia tutti, ecco che lo stesso Mattarella si rimangia il suo no, pronunciato in un primo momento all’ipotesi di accordo Lega-Five Stars, e alla Troika europea fa sapere “non possumus, non debemus, non volumus”, come disse il Papa Pio VII a Napoleone che voleva prendersi lo Stato Pontificio, e dà il via libera al governo papocchio che poche ore prima aveva bocciato. Viene riesumato il Signor Nessuno Conte, dalle stelle alle stalle e ritorno, il tempo di uscire dalla naftalina ed eccolo pronto a varare l’inciucio grillin- leghista.  Di Maio ha capito che questa sarebbe stata l’ultima occasione per lui, e così anche Salvini, il quale ha dovuto dare il bacio della morte al giovane ex disoccupato pentastellato, raffigurati entrambi mentre teneramente limonano dall’anonimo street artist romano, ovvero il Bansky de noantri.  Gigetto Matteo, non potendo più tirarsi indietro, non trovando vie di fuga, yahoo answer non gli rispondeva, ha dovuto mandar giù la melassa, anzi la (di)mionese avariata del guazzabuglio. Trending topic: #andiamoagovernare!  Tutti a Roma! Ma a Roma hanno ormai sostituito da un pezzo la sigla latina SPQR (Senatuspopulusqueromanus) con “siamo proprio quasi rovinati”. Ma neanche tanto “quasi”: siamo proprio rovinati, anzi siamo nella merda!

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