di Augusto Benemeglio
Sappiamo che Federico II aveva dei fortissimi legami con la Puglia (era nato a Jesi , ma si considerava “puer Apulia”, figlio di questa terra). Ma quali sono stati i legami i rapporti, le coincidenze tra l’imperatore e Gallipoli? Al riguardo, Bartolomeo Ravenna, nelle sue “Memorie historiche”, ci dice che lo “Splendor Mundi” fu riconoscente alla “città bella” per la sua fedeltà e dedizione, ed è per questo che spedì, da Palermo, un diploma con cui riconosceva ai suoi abitanti: 1) che non fossero asportati per verun delitto, menoché quelli di lesa maestà; 2) che potessero comporre i litigj ; 3) Che rimanesse facoltata di eleggersi il proprio Giudice locale; 4) che non si inferissero dei danni al territorio; 5) che restasse abilitata la cura del lino nel ristagno detto li Foggi, cosa quest’ultima allora di notevole importanza, perché la semina del lino nel territorio era una delle maggiori fonti di guadagno. Ma il fatto era accaduto nel 1200 e a quel tempo il grande Federico era un bambino di sei anni, che viveva più in strada che a corte, fraternizzando con la Palermo più umile e vivendo di esperienze disparate. Non crediamo, insomma, che, per quanto re di Sicilia da già tre anni, fosse “cosciente” di questi privilegi concessi a Gallipoli. Un’altra occasione d’incontro derivò dalla sua mania di costruire o rifare i castelli della Puglia, che aveva trasformato in una sorta di cantiere permanente, un vero e proprio boom edilizio.