Itali-e-ni 4. “È tutto un magna magna”

Ostia antica, Vespasiano romano (Foto di Stefano Bolognini).

“di Paolo Vincenti

Oggi non esistono più sostanziali differenze fra un partito e l’altro, fra destra e sinistra. Non ci sono più conservatori e progressisti, liberali e riformisti. Tutti i meschini rappresentanti politici si rivoltano nella stessa broda, identica insulsa melassa di pressappochismo, calcolo elettorale, vaniloquio. Come mosche sulla cacca, sono attirati al potere da un’esca potentissima, una pania inestricabile. E il collante che li unisce e mantiene attaccato il loro culo alle poltrone è sempre lo stesso: il denaro. Per questi forzati del consenso, davvero pecunia non olet, come disse l’Imperatore Vespasiano al figlio Tito che gli chiedeva come mai si facesse pagare una tassa sui gabinetti pubblici. Chi è aduso a strisciare come un verme, chi è abituato a quella sbobba per noi indigesta che è la minestra politica italiana, ad avvoltolarsi nello sterco della cialtroneria e degli imbrogli, volete che avverta il disgustoso olezzo che promana dal peculio, il puzzo del denaro, simile a quello di un caprone, da cui infatti etimologicamente (pecus) il termine trae origine? Niente affatto. È evidente che, per restare nell’ambito zoologico, mosche bianche o pecore nere vi siano, in una classe dirigente dedita all’interesse personale e allo sperpero del denaro pubblico, ma queste non fanno la differenza. E allora, non infastidiamoci se continueremo a sentire quella formula così abusata ripetersi di bocca in bocca: “è tutto un magna magna!”. Infatti, a fronte di una nomenclatura di incompetenti e arraffoni, nel popolo bue si produce, per reazione, una demagogia spicciola, un qualunquismo becero e tranchant, di cui sono vittime anche quei pochi onesti, animati da buone intenzioni. Tutti indistintamente sommersi (e non salvati) nel fagocitante “magna magna”.

FEBBRAIO 2015

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