Casti occhi, casti orecchi

di Luigi Scorrano

Nel 1995, in un corso d’anni in cui tutto tendeva ad essere “liberato”, conobbe una ventata libertaria (o liberatoria) anche un’ampia fetta di letteratura particolare: quella che un serio studioso indagò e tradusse in discorso critico con la certezza che meritasse, quella letteratura, d’essere conosciuta e studiata seriamente fuori da letture maliziose . Lo studioso aperto all’illustrazione di una materia considerata ‘scabrosa’ era Vittorio Spinazzola e l’opera in cui trattava la materia particolare era definita, con un quartetto verbale spiritoso. Titolo: L’immaginazione divertente; sottotitolo esplicativo: Il giallo, il rosa il porno il fumetto. Non c’è bisogno nemmeno di indovinare quale sia il contenuto delle varie sezioni; e il critico entra in discorso puntando su informazioni e ricordi del suo remoto bagaglio di emozioni, evocatore di quegli anni Trenta dove a far compagnia a giovani lettori erano “L’intrepido”, “L’avventuroso”, “Topolino”. Da queste letture, certo entusiasmanti, trasse origine l’inclinazione letteraria dell’autore. Con una precisa preferenza: quella per i fumetti allegri. Con la coscienza, maturata più tardi, che quelle letture costituivano l’antidoto alla retorica littoria”. Avrebbero poi fatto parte del catalogo di personaggi fantastici altre figure: Mandrake springante dalle pagine più avventurose e più complesse di altri fumetti; e intanto nuove presenze, quelle di personaggi non più elementari si affacciavano dalle pagine di Verne, Salgari, Dumas. Non è un caso che, in anni da noi non molto lontani, si sia deciso di ristampare fumetti il cui successo era rimasto come un punto di riferimento ieri e continuavano oggi a esercitare il loro potere di seduzione. Il giallo era già un genere a sé, con una ben definita fisionomia; il rosa aveva trionfato anche in epoca fascista e si sarebbe imposto con tecniche moderne negli anni Cinquanta. Nelle sue pagine Spinazzola non faceva affiorare in alcun modo qualche virtuosa reazione di fronte a una letteratura considerata sempre con aria di sufficienza ed esclusa dai circuiti della letteratura ‘seria’. Il critico affrontava l’argomento generale, e quello particolare e ritenuto scabroso, con una chiara consapevolezza teorica e con una (a volte divertita) esemplificazione pratica. Punta sul porno (come lo espone sinteticamente in copertina) e ne ricava quella che definisce un de consolatione pornographiae consistente in esercizio d’immaginazione intorno alle modalità dell’aggressività erotica maschile. E si può dire, probabilmente senza timore di sbagliarsi, che spesso le strombazzate ardenti performances erotiche altro non sono che autogratificanti fantasie solitarie.

Che cosa possiamo ricavare da questo discorso? In primo luogo che, ad esempio nel campo qui accennato dell’erotismo scritto chi lo mette in circolazione può avere l’idea, commercialmente produttiva, di fare un affare. Faccio un esempio. Una casa editrice di tutta serietà e scientificità ha, tra le sue pubblicazioni, un volume specifico che registra le voci inerenti all’area dell’erotismo. Il lettore che consulti quell’opera si trova di fronte a un thesaurus di oscenità. Ci scandalizzeremo moralmente? Sarebbe inutile. Se mai dovrebbe sollecitare il nostro rifiuto l’operazione che può esserci dietro una pubblicazione così ricca di istruzioni per l’uso o per il già usato. Ma qui si è partiti dalla lettura, una campo più respirabile e una superficie più ampia da esplorare. L’area è quella che Spinazzola definiva l’immaginazione divertente (nel senso etimologico dell’aggettivo?). A ogni modo un acquisto è riconoscibile; i quasi-giovani di un tempo a scuola leggevano sotto il banco L’amante di Lady Chatterly; oggi, nemmeno quello. E si è perduta così una fascia di lettori che sottobanco officiano a loro nascosta e privatissima devozione. E questi non sono di quei ragazzi felliniani che, inginocchiati davanti a un prete, si sentivano chiedere: Ti tocchi? alludendo a un rito triste, solitario. Con un finale sempre un po’ arrangiato.

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