di Augusto Benemeglio
Hédi André Bouraoui ha scritto diverse opere in cui vengono spesso trattate tematiche inerenti all’interculturalità e alla trascendenza delle frontiere culturali. È un tunisino che vive da diversi anni in Canada dove insegna Letteratura e Scienze Umane all’Università di Toronto. Quando torna in Europa trascorre sempre qualche giorno in Puglia (è cittadino onorario di Bari) di cui è innamorato, e lo dimostra il suo libro, “Puglia with open arms”, edizione Mondadori, 2007, un viaggio a braccia aperte a contatto con il patrimonio culturale della gente del Sud, un incontro nella gioia e nella fratellanza. Hédi non manca mai di fare un salto anche nel nostro Salento, dove una quindicina di anni fa ebbi la gioia e l’onore di incontrarlo a Lecce, ospite di Maurizio Nocera. Si parlò un po’ di tutto, dal canto delle cicale agli astrali spazi della fantasia, sui fondali della silenziosa armonia del creato e della sete vitale in cui brillano tenere albe e oscillanti increspature. Rideva coi suoi denti ancora bianchissimi, “Lasciate il vostro peso alla terra”/il nome dentro il cuore/ e volate via”, come ha scritto un vostro poeta. Parla benissimo anche l’italiano, oltre numerose altre lingue. Sollecitato da Maurizio, fece alcuni riflessioni sul barocco leccese. “Il tufo giallo del barocco è come la pietra dei nostri castelli, i ribat delle nostre fortezze. L’arco che da noi è a ferro di cavallo qui è a tutto sesto, ma è pur sempre un elemento architettonico comune. È diverso dal barocco francese, coi suoi ori mortuari. È un barocco arioso, elegante , un vero godimento per gli occhi. Qui da voi si vive in maniera creativa, siete inventivi, folli, straordinari, un po’ come noi magrebini. Trattate lo spazio in modo diverso e date al tempo un allungamento incredibile. Allora l’immaginazione diventa elastica e aperta, gioiosa, in grado di scatenare un rapporto primitivo senza mediazioni, che va oltre la conoscenza. Anche Einstein amava ripetere che l’immaginazione è più importante della conoscenza. La conoscenza è limitata, mentre l’immaginazione abbraccia il mondo, stimolando il progresso e facendo nascere l’evoluzione”.
Poi parlammo degli ulivi: “hanno le punte accartocciate e disposte in modo tale che sembra che si annodino. Questi ulivi monumentali devono esseri salvaguardati, difesi, come colture uniche al mondo. Sono divini, ti parlano con voci primitive, voci del mito, voci d’Ellade e d’Egitto, qui è un tutt’uno: flora cultura storia. Qui c’erano Leucippo, Talete e Archimede, ognuno di questi era una mente, ognuno un singolo. Noi mediterranei siamo individualisti, più restii ad adeguarci al gioco delle leggi e delle regole sociali, ma abbiamo quella facoltà divina, che è l’immaginazione, la più scientifica delle facoltà, amava dire Baudelaire con apparente paradosso, perché essa sola comprende l’analogia universale. E io sono fermamente convinto che per risolvere tante questioni annose, che affliggono le popolazioni mediterranee da generazioni e generazioni, è necessario che gli “uomini di immaginazione” salgano al potere. Voi siete d’accordo?”.
E ci guardava, Hèdi, con un sorriso lievemente ironico.