di Luigi Scorrano
C’è un’esigenza diffusa (ma non è sicuro) di dare un senso al mondo. Allo stesso modo si coltiva un’altra esigenza: quella di scoprire che senso hanno (se ne hanno uno) le cose. Enunciato così, questo pensiero può apparire presuntuoso o ingenuo. Però basta fare un qualunque passo nella realtà quotidiana per accorgersi di quanto queste esigenze facciano sentire la necessità di intrattenersi in colloquio con esse.
Dare un senso alle cose indica lo sforzo di razionalizzare la vita, di non imboccare percorsi avventurosi, privi di ogni regola. Avere un senso delle cose significa organizzare la vita in modo che essa corrisponda a disegni precisi e strutturati secondo le regole comuni. Quando parliamo di regole comuni non intendiamo nulla che faccia pensare a forme di costrizione; parliamo di accettazione consapevole di tutto quello che la vita, nella sequenza di fatti che ci toccano, richiede da noi e dalla nostra capacità di realizzare concretamente i nostri ragionati disegni.
Dobbiamo dare un senso al mondo: per questo occorre scoprire quale senso possiamo individuare che sia quello che noi vogliamo attribuire alla nostra vita individuale e alla nostra vita di relazione. Dare un senso al mondo significa accettarne le regole che reggono le forme di struttura elaborate attraverso i secoli dalle generazioni che ci hanno preceduti. La lunga catena dei secoli sembra perdersi in orizzonti favolosi ma anche in quelli gli uomini hanno costruito concretamente quel resoconto che per brevità restringiamo nel concetto e nella denominazione di storia. Dare un senso al mondo significa acquisire il senso vivo della storia che è lavorìo continuo alla ricerca di progresso. Della vita ciò che riteniamo importante può essere accolto o sconfessato dalle generazioni che si allontanano alle nostre spalle. Noi osserviamo come l’’opera controversa si modella e rimodella e il cui risultato consiste nel rinnovare scienza di scoperta e ridisposizione della realtà. Dare un senso al mondo è regolare la vita del mondo in cui si vive e che richiede sempre più progredite forme di conoscenza. In questa opera di continua produzione di sapere ciascuno è chiamato a portare il suo contributo, grande o modesto che sia. A volte si rinuncia a questa prospettiva o ai tracciati che essa elabora in soccorso della mente (di una sorte di mente universale si direbbe) ordinatrice. Per questo non è necessario il possesso di doti straordinarie o di conoscenze eccezionali. Tutto questo è, per così dire, rintracciabile in natura, nelle risorse che l’uomo riceve con il dono della vita. Importante è osservare l’ambiente nel quale si vive, o quello che per ognuno di noi nasce e si sviluppa nel rapporto con gli altri. Vita significa non rifiutare il contatto con le cose e il rapporto con gli altri Dare un senso alla. vita significa non disdegnare una posizione che può sembrare modesta e disprezzabile. Dare un senso alle cose e avere un senso delle cose significa essere in grado di attribuire, sia per conoscenza diretta sia per ogni forma di cultura, un valore alle cose. Ma il valore fondamentale è l’uomo, con la sua capacità d’iniziativa.
L’uomo è il riassunto della vita in tutte le sue forme, in tutte le sue possibilità. Allora dare un senso alla vita è dare un senso alle cose strette in un legame che ne mostra e ne esalta le creatrici possibilità umane.
Avere un senso delle cose / dare un senso alle cose … Due facce della stessa medaglia preziosa. Nonostante, talvolta, si pensi che, tradendo i fondamenti della propria esistenza l’uomo rinunci ad afferrare il timone della propria vita e regolarne la navigazione.