La lezione della Baviera: sviluppo, non crescita!

di Ferdinando Boero

La Germania è il paese leader in Europa, e indica strade da percorrere. Le elezioni in Baviera, la regione-stato più produttiva del paese più produttivo d’Europa, vedono la rinascita dei Verdi. Sono sempre stati forti, ma avevano perso smalto, ora hanno modificato i loro obiettivi e parlano una lingua più comprensibile a chi si preoccupa non solo delle generazioni future ma anche di quelle attuali. La coalizione di governo che, in Germania, ha tenuto assieme forze molto diverse tra loro ricorda molto la fusione di Partito Comunista e Democrazia Cristiana nel Partito Democratico, il partito che, con il patto del Nazareno, ha cercato sponde in Forza Italia, costruendo governi sostenuti da persone come Alfano, Verdini e compagnia cantando. 

L’estrema destra, con soddisfazione di Salvini, è riuscita ad entrare nel parlamento bavarese, ma ha dimensioni marginali. I verdi hanno preso i voti di chi non è soddisfatto dell’andamento attuale. Propongono di rivedere i modelli di sviluppo (sviluppo… non crescita) attraverso il cambiamento dei sistemi di produzione, in modo che non determinino la distruzione della natura, e dicono che questo darà nuove opportunità di lavoro e innovazione, oltre ad essere ecologicamente sostenibile. Esprimono anche solidarietà con gli immigrati e vogliono integrarli nel loro progetto di società futura. 

Per come la vedo io questo è quello che dovrebbe volere un partito progressista. Progressista, da sempre, significa “sinistra”, mentre conservatore significa “destra”. Chi è di destra è contento di quel che ha e lo vuole conservare, opponendosi ad ogni modificazione. Chi è di sinistra pensa che si possa migliorare, vuole progredire, e auspica il cambiamento. Il contrario di quel che vogliono fare i conservatori. 

La sinistra italiana ha da sempre combattuto per i “diritti” dei più deboli, delle minoranze, opponendosi alla tracotanza dei più forti. Gli operai sono di sinistra, i “padroni” sono di destra. La sinistra italiana, e non solo lei, non si è mai curata della natura. Non lo ha fatto neppure nell’ex-Unione Sovietica, in Cina, che hanno abbracciato modelli di sviluppo che hanno portato alla devastazione della natura. In Italia è avvenuta la stessa cosa. I verdi sono sempre stati visti come romantici ambientalisti che vogliono salvare lupi, delfini e tartarughe. Sono argomenti che fanno presa su porzioni marginali della popolazione. Se sei disoccupato non ti interessano molto i lupi e i delfini. Provi compassione per loro, ma poi le cose “serie” sono altre. La sinistra non ha capito l’opportunità offerta dalla necessità di innovare, di convertire i sistemi di produzione in modo sostenibile. Ha guardato al benessere della nostra specie, ritenendolo staccato dal benessere della natura. Chi si è opposto a certi modelli di crescita è stato visto come nemico del progresso. 

Il Movimento 5 Stelle, soprattutto nel pensiero del proprio fondatore, Beppe Grillo, ha molto battuto la strada dell’innovazione tecnologica per la salvaguardia dell’ambiente. Alla prova dei fatti, però, ha abbracciato tematiche care alla “vecchia sinistra”, come la difesa dei più deboli: il reddito di cittadinanza. Mentre ha tralasciato le battaglie ambientali. L’alleanza con la Lega ha portato a posizioni più blande nei confronti di “grandi opere” un tempo osteggiate e ora accettate come ineluttabili. Nello stesso tempo sono state accettate posizioni di “destra”, come i condoni, la flat tax, l’opposizione agli immigrati. Veltroni si è accorto di questo vuoto ideologico, e ha detto che “il PD ha dimenticato la battaglia per l’ambiente”, come se in qualche momento della propria storia questa battaglia avesse fatto parte della sua cultura. 

Ora, non si tratta di cavalcare una tematica, quella ambientale, per riguadagnare fette di elettorato. Si tratta di riconoscere i temi importanti su cui battersi con chi è contro il progresso, proponendo modelli alternativi a quelli attualmente in voga. 

C’è spazio per queste posizioni, ce lo sta insegnando la Germania. E non ci sono altre strade da percorrere. Il “progetto” va elaborato con cura, non può essere fatto di soli slogan. Sappiamo “cosa” deve essere fatto, lo dicono anche i trattati internazionali, dobbiamo proporre “come” farlo. Perché si realizzi questa nuova declinazione di cosa sia “sinistra”, però, è necessaria una nuova cultura. Qualcosa in cui ci si possa riconoscere. Riuscirà il PD a realizzare questa visione? Riuscirà il M5S a riguadagnare questo spazio, invece di appiattirsi sulla grossa coalizione con la Lega? 

Per il momento non ci sono segnali che questo sia nelle corde di chi dovrebbe curarsi di modelli futuri del nostro vivere civile. La pressione in questo senso è forte, non resta che augurarsi che quel che è avvenuto in Baviera sia di lezione a qualcuno. 

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di Giovedì 19 ottobre 2018]

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