di Rosario Coluccia
Nel 2014 la casa editrice «il Mulino» di Bologna ripubblicò l’edizione italiana di un bellissimo libro di Walter J. Jong, acuto indagatore dei problemi della comunicazione e studioso di storia della cultura: Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola (in edizione originale nel 1982 con il titolo Orality and Literacy, in traduzione italiana già nel 1986). La scrittura è un’invenzione piuttosto recente nella storia dell’umanità. L’uomo ha imparato a parlare forse da 150 – 180 mila anni. Da un periodo molto più limitato, più o meno da 5.000 anni, ha inventato la scrittura, quasi contemporaneamente e indipendentemente in due territori diversi, in Egitto e in Mesopotamia, la terra tra i fiumi Tigri ed Eufrate, corrispondente a parte di Siria e di Iraq, un tempo culla della civiltà a cui idealmente facciamo riferimento, oggi teatro di guerre e di atrocità di ogni genere che ci lasciano quasi sempre indifferenti. La scrittura consiste nella capacità meravigliosa di tracciare con strumenti pratici (penna, matita, macchina da scrivere, tastiera di un computer, ecc.) su una superficie (papiro, pietra, carta, pergamena, muro, schermo di un computer, ecc.) segni convenzionali che poi si possono leggere. In tal modo vengono superati i limiti di spazio e di tempo connaturati alla fragilità umana: «hic et nunc», dicevano i latini, qui e adesso. Con la scrittura possiamo andare oltre.
Si tratta di un’operazione che una parte notevole degli abitanti della terra sa compiere e compie abitualmente. Una società è più o meno evoluta a seconda che sia più o meno ampia la percentuale dei cittadini che è in grado di ricorrere, abitualmente e con perizia, alla pratica della scrittura. Nel corso della storia gli uomini hanno inventato diversi sistemi di scrittura, alfabetici e non alfabetici, alcuni molto diffusi, altri meno, altri pochissimo. Ma, per essere funzionali allo scopo, tutti richiedono un conveniente livello di abilità in chi li pratica. La capacità di scrivere in modo adeguato non è un banale espediente tecnico. Nella nostra società saper scrivere risulta fondamentale per l’individuo e per le sue possibilità di realizzazione personale. Dal punto di vista collettivo l’invenzione della scrittura ha ingigantito le cognizioni e trasformato la coscienza degli uomini producendo nuovi modelli di pensiero, permettendo di trattare argomenti astratti, garantendo lo sviluppo dell’argomentazione e della riflessione scientifica, consentendo enormi progressi dell’intelligenza e della cultura.
Fino a un paio di decenni fa la grande diffusione del telefono, della radio, soprattutto della televisione, induceva un buon numero di osservatori a profetizzare l’avvento imminente di un’epoca di crescente oralità, dominata dall’immediatezza della comunicazione verbale. Prevaleva l’opinione che, quasi per fatalità, la presenza della scrittura nella società moderna si dovesse progressivamente restringere a favore dei mezzi di comunicazione audiovisivi. Per varie ragioni. Parlare è molto più rapido che scrivere, con il telefono si può raggiungere chiunque istantaneamente. Se si ascoltano trasmissioni per radio e si guardano spettacoli di ogni genere in televisione non si ha bisogno di scrivere. In qualche caso, se il formato della trasmissione lo consente, come ascoltatore/spettatore si può anche intervenire e dire la propria opinione, a voce. Guardare lo schermo della televisione è più comodo che leggere o scrivere. E inoltre troppa gente crede di poter imparare solo ascoltando o guardando, senza impegno ulteriore. A causa di tutto ciò, molti profetizzavano che il ricorso alla scrittura si sarebbe progressivamente ridotto in ambiti relativamente angusti, tecnici o specifici. D’altronde, si diceva, perfino il libro, il veicolo più potente di affermazione della cultura scritta, viene spesso affiancato dagli audiolibri, con i quali si possono ascoltare (senza essere obbligati a leggere) testi di letteratura o di storia, seguire corsi e lezioni di vario genere, ecc.
Tutto ciò è vero solo in parte, esistono molte manifestazioni di segno contrario. Le città, le strade e le case sono invase da cartelloni, manifesti, annunzi, sollecitazioni di vario tipo messe per iscritto ed esposte pubblicamente. La televisione integra spesso con la scrittura il messaggio orale che intende veicolare. Lo stesso fa la pubblicità che a volte, addirittura, sovrappone alle immagini il marchio o il logo del prodotto pubblicizzato, senza alcuna spiegazione che motivi la sovrimpressione o la colleghi in maniera diretta alle immagini trasmesse.
Negli ultimi anni il flusso verso l’oralità (da molti dichiarato, da alcuni auspicato, da altri deprecato) si è interrotto ed ha cambiato direzione per l’insorgere piuttosto rapido di fattori non previsti. Significativi elementi di svolta sono stati introdotti dall’avvento massiccio delle nuove tecnologie del computer, terza tappa altrettanto rivoluzionaria delle due precedenti di un medesimo percorso storico, l’invenzione della scrittura e quella della stampa. Scrittura manuale, stampa, scrittura informatica: momenti fondamentali dell’evoluzione della specie umana. Il progressivo diffondersi delle nuove tecnologie, attraverso le quali nel nostro tempo transita una parte rilevante delle comunicazioni fra gli uomini, determina diverse modalità di comunicare e di relazionarsi. La realizzazione elettronica dell’espressione verbale esalta la potenzialità della parola e ne ottimizza i risultati, rendendo ogni comunicazione istantanea e enormemente pervasiva. In maniera quasi inaspettata, la scrittura è tornata al centro dell’attività collettiva. Tutti scriviamo, più volte al giorno.
La comunicazione mediata dal computer (CMC) consente a esseri umani distanti fra loro di collegarsi attraverso la parola scritta, digitata sulla tastiera e letta sullo schermo. Ha attualmente una diffusione enorme. Si è soliti distinguere fra forme sincrone di comunicazione, quando lo scambio avviene in tempo reale, come nelle cosiddette “chat” o conversazioni in rete, e forme asincrone, quando intercorre un lasso di tempo fra la digitazione del messaggio e la sua lettura, come nella posta elettronica o nello scambio di messaggini. Le straordinarie potenzialità del mezzo sono evidenti. Alcuni ambienti politici sostengono accanitamente la “democrazia” della comunicazione attraverso il computer, una sorta di riproposizione in chiave moderna delle assemblee decisionali che si svolgevano nelle città della Grecia classica, dove la democrazia è nata. Con la rete è possibile conoscere, con estrema rapidità e su qualsiasi argomento, l’opinione di un numero teoricamente illimitato di cittadini, a patto che gli stessi accettino le regole di funzionamento della piattaforma informatica attraverso cui la loro opinione viene acquisita. Posto che le premesse siano tutte corrette a mio parere permane, irrisolto, un nodo cruciale: si tratta di vedere come le opinioni espresse dai cittadini consultati attraverso la rete si traducono poi nelle scelte concrete di chi ha il potere di decidere. E come si tutela l’opinione delle minoranze, fondamento della democrazia. Ma qui mi fermo, perché non sono un politologo né un sociologo. Torno al mio orticello linguistico, lì mi sento più al sicuro.
Nella CMC l’opposizione oralità~scrittura si configura in modo particolare. L’oralità non viene completamente sostituita dalla scrittura, ma risulta di fatto integrata in una nuova e diversa forma comunicativa. Il messaggio è scritto, ma gli scambi sono rapidi e informali come nella conversazione faccia a faccia, identici la partecipazione, il coinvolgimento, la possibile simultaneità dell’interazione. Tali caratteristiche comportano l’introduzione nella scrittura online di strategie che riescano a suscitare l’immediatezza propria della conversazione orale. Nel complesso, si tratta di una scrittura diversa da quella tradizionale, che si esprime secondo regole e modalità proprie e implica l’elaborazione di risorse in grado di simulare, almeno in parte, le modalità comunicative che caratterizzano l’interazione faccia a faccia.
Nella prossima puntata parleremo delle peculiarità che caratterizzano la lingua della rete.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di Domenica 23 settembre 2018]