di Ferdinando Boero
Ho comprato, per sbaglio, un audiolibro. Pensavo di comprare un e-book e invece… già che l’avevo, ho iniziato a sentirlo. Soprattutto in auto, durante lunghi viaggi in solitaria. Ne ho cercati altri e mi sono imbattuto ne I Promessi Sposi, letti da Paolo Poli. Dopo averne ascoltato alcuni minuti ho scaricato anche il testo, per leggerlo mentre Poli lo declama (ovviamente non quando guido). In seguito ho tentato altre acrobazie. Ho scaricato 1984 letto da David Niven, in inglese ovviamente. E l’ho seguito leggendo una traduzione italiana. Come un film in originale con i sottotitoli. Ma la vera rivelazione, lo ripeto, sono stati I Promessi Sposi. Inutile dire che mi furono inflitti nel mio percorso di studi e questo non mi permise di apprezzarli, anzi: mi fece insorgere una reazione allergica nei loro confronti. Ci sono sapori che non apprezzi, da ragazzo. Poi, da grande, ti accorgi che sono fantastici. L’ho provato con lo stoccafisso. Mi disgustava il solo odore. Ora per me è pura poesia. I Promessi Sposi sono come lo stoccafisso. Se poi li legge Paolo Poli davvero sono insuperabili. Li sentivo-leggevo e trovavo le fake news, il populismo, le leggi ridondanti e inutili, le classi dirigenti inette, la rabbia della gente direzionata verso capri espiatori tipo gli untori (oggi gli immigrati) e tante tante altre cose. Sembra scritto oggi, quel libro. Sembra un romanzo storico ambientato apposta in un altro tempo, per farci vedere che quel che accade oggi non è una novità, siamo sempre gli stessi: spesso irrimediabilmente fessi. E Manzoni ce lo mostra in modo lieve, senza ramanzine o grandi proclami esistenziali. Ho continuato a trovare “strana” una provvidenza divina che risolve il problema di Renzo e Lucia con la peste. Vallo a dire a tutti quelli che son morti di peste senza essere il Griso o Don Rodrigo! I nobili all’epoca si salvavano, erano i poveri a morire, come ci insegna Boccaccio. Mi vengono in mente i malati di AIDS in USA e in Africa. Chi si salva dalla peste del 2000? Chi ha i soldi, non i poveretti come Renzo e Lucia. Ma questi son dettagli.
Ora mi toccherà riprendere tutti i classici che ho studiato a scuola, e che ho odiato con tutto il cuore, per riassaggiarli con un nuovo palato. E anche tutti quelli che non ho studiato, tipo gli scritti di Jerome K. Jerome. Altro che cabaret. La descrizione dell’inutilità della descrizione letteraria dei paesaggi, durante la descrizione di una lezione scolastica, in Tre uomini a zonzo, mi ha messo in ginocchio dal ridere. Anche se un po’ mi ha fatto pensare al ramo del lago di Como…
Ora resta da capire come far capire l’importanza di questi capolavori. Intendiamoci, non c’è solo la letteratura ad aver bisogno di recupero. La matematica, per esempio… Gran parte degli studenti ha difficoltà (e va a ripetizione, come ben sanno i genitori che spendono capitali mai dichiarati da chi li percepisce) e non viene di solito messa in grado di capire quale sia il motivo di imparare tutta quella “roba”. “Poi vedrete che vi servirà” non è un buon modo di incoraggiare allo studio.
Quante cose belle ho perso, per colpa di chi me le ha proposte nel modo sbagliato. Paolo Poli è davvero un miracolo. Confesso che Benigni, con la sua lettura di Dante, non mi ha dato la stessa emozione. Non mi ha fatto vedere la luce che, invece, mi ha mostrato Poli. Ho cercato di capire come mai e mi è venuta la parola: autocompiacimento. Benigni si autocompiace, e ammicca, Poli no. Purtroppo non c’è (o non riesco a trovare) un documento sonoro di Paolo Poli che legge la Commedia. Peccato. Ma ora, nella mente, posso cercare di leggere con quell’atteggiamento e, finalmente, godere di tutto quello che la scuola mi ha fatto odiare.
[“Il Secolo XIX” di Domenica 16 settembre 2018]