Messaggi … anzi: messaggini

di Luigi Scorrano

Da quando è apparsa la possibilità di comunicare attraverso i telefonini, questi strumenti  hanno invaso e modificato profondamente la nostra vita quotidiana. Sarà stato un bene, un male, un fatto indifferente? Lo dirà il tempo, probabilmente. Si percepirà un cambiamento che potrà invadere le nostre abitudini. Ci adegueremo a nuove regole di vita e ciò che sarà accaduto alle nostre spalle ci apparirà in una lontananza così remota da sembrarci non fatto, avvenimento, storica circostanza ma favola. Come tutte le favole potremo accoglierla con la simpatia che nasce dal piacere di ascoltare un racconto, le belle storie inventate dall’immaginazione C’è chi si adegua, chi ama consegnarsi a questa specie di servitù. Si dice che questo è modernità. Schiavitù? Sì, una nuova forma; ma accettata con una consapevolezza e una tempestività che altre invenzioni o scoperte o particolari  invenzioni o sviluppi della tecnologia fanno accettare con una forma inedita di cecità: quella, si potrebbe dire, da telefonino (non lo chiamiamo con più appropriate parole perché telefonino è l’archetipo di tutte le possibili denominazioni e perciò vale come forma assolutamente  riassuntiva di tutte le filiazioni che da essa sono scaturite).

I bambini hanno scoperto nel telefonino un continente: li vedi navigare che neanche Cristoforo Colombo. Miracoli! Sono così  precoci che  invece di scalciare nella pancia della madre smanettano implacabilmente e mentre loro si divertono con i giochi i grandi mandano messaggini. Questi sono divisi per categorie: barzellette, informazioni su fatti strabilianti, richiami morali (per fortuna solo parlati), pensierini religiosi e via smanettando. Quale l’attività più attraente? Chattare! che deve essere un ciarlare con due tt. Mentre i piccoli con lo sguardo chiedono agli adulti se possono prendere il loro biscotto preferito, i grandi pensano alle belle auto nuove dotate di sempre più seducenti comfort! Al confronto quelle che apparivano nei film di James Bond, gloria e celebrazione dei ritrovati di auto superaccessoriate, oggi sembrano modesti pezzi di antiquariato (o modernariato, se si preferisce!): comunque robetta alla quale si guarda con uno sguardo di compatimento (robetta!).

E i messaggini? Legati alla macchina, consustanziali ad essa. Guardiamo quelli che ci vengono propinati dalla televisione implacabilmente prima di vari telegiornali. Si potrebbero fare utili considerazioni sul significato di questa precedenza, ma forse è meglio riservarsi ogni osservazione per un’altra volta. L’utilità del telefonino  è fuori discussione, ma se attraverso il telefonino vogliono propinarmi a tutti i costi le iniziative del paese di Cuccagna in favore della pace limitata non ci sto. E neanche se mi suggeriscono elevati pensierini di solito affidati, con fraterno intento, a fiori, ad animali spiritosi che hanno sempre la battuta pronta per farmi riflettere sul mondo in cui viviamo; oppure rilanciano di tanto in tanto la catena di sant’Antonio, francamente non ci sto. E credo che anche sant’Antonio sia d’accordo.

Ciò che ho annotato qui non è contro le moderne realizzazioni della telefonia d’oggi: semplicemente rispecchia la volontà, mal collocata, di trovare un pensiero-guida, uno spunto di meditazione per la giornata o per la notte. Nei telefonini vengono spesso trascritti pensieri di questo genere. Nobili, o spiritosi, o stravaganti spesso essi appartengono a grandi autori. La trascrizione/trasmissione di messaggi del genere serve forse a munire d’un pensiero nobile chi, magari, coltiva solo pensieri poco nobili. Ma si potrà sempre, nello squinternato mondo delle nostre confusioni, far tesoro di un nobile suggerimento. Il mio messaggino d’oggi viene da La Prigioniera di Proust e dice così: “L’errore è più pertinace della fede e non esamina mai le proprie credenze”.

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