Lo scempio delle coste salentine

di Ferdinando Boero

Le coste del Salento sono semplicemente meravigliose. Niente a che vedere con la lunga e monotona costa sabbiosa che si estende a nord del Gargano. Alcune coste rocciose sono basse, altre sono alte, a falesia, e poi spiagge con alte dune, e spiagge basse, faraglioni, e grotte fuori e dentro il mare, e laghi costieri, paludi, insenature, fiordi, in un susseguirsi di paesaggi sempre differenti. Se mi portassero bendato in un qualunque tratto di costa e mi lasciassero sbirciare per un secondo, potrei dire dove mi trovo. Oppure potrei non saperlo, perché ancora non l’ho visto: ogni posto è differente da tutti gli altri. Il bello è che tutto questo cambia non solo nello spazio, ma anche nel tempo. Sono qui da 30 anni e, se guardo con attenzione, capisco che i posti sono cambiati.

Il motivo di tutto questo ha un solo nome: erosione. Il mare, assieme al sistema d’acqua sotterranea che permea tutto il Salento, scava le grotte, e poi le fa crollare. Ed ecco la Grotta della Poesia. Scava fiordi, come il Ciolo, o Porto Badisco. Oppure forma faraglioni, come nel tratto di costa tra Torre dell’Orso e Torre S. Andrea. Insenature come la Strea, a Porto Cesareo. Potrei andare avanti a lungo, e descrivere ogni tratto.

L’uomo da sempre ha plasmato questa costa. Ne ha anche tratto dei materiali da costruzione, come a Tricase Porto, dove ci sono ancora i segni del prelievo dei blocchi di roccia con cui si sono costruiti i palazzi di Tricase. O a Santa Cesarea. Per non parlare di Porto Miggiano, scavato nella roccia. E poi i muri di pietra con cui gli antichi contadini creavano le “mantagnate” per riparare le coltivazioni dal vento di mare. Muri attraversati dal vento. 

Gli antichi si adattavano a tutto questo. Costruivano dove si poteva costruire, come hanno fatto migliaia di anni fa a Roca Vecchia, che ancora resiste anche se disabitata, e non costruivano nei posti pericolosi. Lo sapevano, gli antichi, che ci sono posti dove non si deve costruire, perché il litorale si muove, cambia, è dinamico. È per questo che abbiamo la fortuna di vivere in un posto così “diverso”, ben lontano dalla monotonia che regna a Nord del Gargano.

Poi è arrivato il cemento, sono state abbandonate le pietre e si è passati ai mattoni precompressi, grigi, da mettere uno sull’altro, senza bisogno di grande maestria. Con queste nuove tecniche costruttive abbiamo pensato di poter fermare il lavoro della natura, e di poter fare i nostri comodi. La costa frana? E noi facciamo un bel muro di cemento. La spiaggia si sposta? E noi facciamo delle belle gettate di cemento che fermano quella stupida sabbia che si ostina a non stare dove vogliamo noi. Funziona, per un po’. Poi il mare continua la sua azione. Il cemento si spacca, i muri cadono, e anche le coste dove abbiamo costruito di prepotenza ricominciano a crollare. Come è naturale che sia. Così è nato quel che abbiamo attorno, che ci piace così tanto: è stato formato dai crolli. La sabbia che ora forma le spiagge che ci piacciono tanto prima era da qualche altra parte. Le mareggiate l’hanno portata lì, ma possono anche riprenderla e portarla altrove, dove prima non c’era.

Questo non ci piace. Vogliamo fermare tutto nello stato a cui siamo abituati. Anche perché abbiamo costruito e non vogliamo che le nostre case, le nostre strade, i porti, gli alberghi, gli stabilimenti balneari, i parcheggi siano danneggiati dalle frane, dai crolli, dalle mareggiate.

Insomma, la natura ci piace molto. Ci piace così tanto che abbiamo costruito in modo da viverci dentro, magari proprio su una bella spiaggia. Ah! apro la porta-finestra e sono direttamente sulla spiaggia. Una meraviglia! Ci piace così tanto la casa del Commissario Montalbano, con quella terrazza che occupa metà della spiaggia. E quel ristorantino dove va sempre? Anche quello è praticamente in acqua. Il difensore della legge vive in orrendi abusi edilizi. La sua casa andrebbe demolita. Ma è stata condonata! Mi direte. Condonata dalle leggi degli umani. Non dalle leggi della natura. Prima o poi le mareggiate se la prenderanno, e la faranno crollare.

Sta succedendo la stessa cosa in Salento? Ce la siamo cercata! Se costruisci dove non si deve, poi non ti lamentare se viene giù tutto. Chi ha infranto la legge con quelle costruzioni, incurante delle regole, ora chiede che lo stato, o qualche autorità, pensi al suo bene e lo aiuti. Quando lo stato vietava era un nemico, ma in caso di bisogno ci si chiede: dove è lo stato? Lo stato è la Capitaneria che ferma tutto. E sembra quasi che la colpa sia la sua: rovina la stagione! Già, è la Capitaneria che rovina la stagione, non gli irresponsabili che hanno riempito di cemento dei posti bellissimi, costruendo in zone pericolose, ad alto rischio geologico. La colpa è della Capitaneria! Intanto bisogna mettere in sicurezza i posti franosi. Come si fa? Si portano fino in fondo le frane, si fa crollare quello che è pericolante. E si spostano le strutture. In effetti bisognerebbe chiamare chi le ha costruite e bisognerebbe che gli si facessero pagare le spese di demolizione e di rimozione dei detriti, con il ripristino delle condizioni naturali. Le costruzioni si fanno a distanza dai siti pericolosi. A Taranto, qualche anno fa, sono morte persone per un’alluvione. Il sito dove è avvenuta la tragedia si chiama Pantano. Hanno costruito le case in un pantano che, per un po’, sembrava asciutto, e poi si sono sorpresi che sia diventato un pantano, quando è piovuto un po’ di più. Ci sarà stato un motivo per chiamarlo Pantano, quel posto? La stupidità uccide. Le coste del Salento devono essere rinaturalizzate, le costruzioni situate in posti pericolosi devono semplicemente essere abbattute, le strade vanno spostate. E alla natura deve essere restituito il suo respiro, la sua propensione a cambiare tutto. Benissimo fare gli stabilimenti balneari. Ma devono essere come i trabucchi del Gargano. Palafitte di legno. Appoggiate delicatamente come scheletri di grandi animali spiaggiati. Nessun problema a che restino lì per tutto l’anno, secondo me. Basta che siano costruiti in armonia con il sistema che li ospita, proprio come i trabucchi. Legno, e non cemento. Magari pietre, per ridare vita alle torri costiere.

Quando la regione emanò il piano delle coste, vietando di costruire sulla costa, i sindaci di tutti i comuni insorsero: così si frena lo sviluppo! Già, sviluppo per loro significa cemento. Ora che vien giù tutto, e altro verrà giù, chiedono gli interventi.

C’è tanto, tantissimo lavoro da fare per architetti e ingegneri: c’è da ricostruire la costa. Ma, questa volta, prima di fare qualunque cosa che si ascoltino i geologi, e gli ecologi. Per favore! Dimenticavo: in gran parte i sindaci dei comuni costieri o sono ingegneri o sono avvocati. Non conosco sindaci geologi, o ecologi. E negli uffici ambiente ci sono ingegneri e avvocati. Esperti di ambiente non ce ne sono, di solito. Il risultato lo vediamo. Queste professionalità, di capitale importanza, non bastano, devono essere affiancate da altre professionalità.

Per il momento c’è la Capitaneria che blocca tutto. Va solo ringraziata.

E ora pensiamo a ridare un assetto naturale a una costa resa bellissima da analfabeti sapienti, che costruivano con le pietre, e poi violentata da laureati ignoranti, che costruiscono col cemento.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di lunedì 7 maggio 2018]

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