Darwin e Marx: due lezioni da non dimenticare

di Ferdinando Boero

Il 5 maggio 1818 nasce Karl Marx, nove anni dopo Charles Darwin, nato il 12 febbraio 1809. Queste due grandi “barbe” hanno cambiato la nostra visione del mondo. Darwin, con la selezione naturale, ha identificato due leggi fondamentali che governano le cose di natura: la prima dice che tutte le specie tendono ad aumentare di numero, riproducendosi; la seconda dice che non tutte possono farlo, perché le risorse del pianeta sono limitate. Si instaura quindi la competizione tra gli individui e le specie, la lotta per l’esistenza. Le specie si alternano sulla scena della natura, ognuna in perenne lotta con le altre.

Le due leggi di Darwin, contenute ne L’Origine delle Specie, pubblicato nel 1859, colpirono molto prima Engels e poi Marx che in esse vide i principi naturali che stava elaborando in campo economico e sociale ne Il Capitale, pubblicato nel 1867. Marx comprese che l’abbaglio che ancora acceca gli economisti, la crescita, altro non è che la prima legge della natura: tutte le specie tendono ad aumentare. Anche il capitale tende a crescere. Ma come non tutte le specie possono farlo, così anche il capitale. E infatti Marx predisse, azzeccandole in pieno, le crisi ricorrenti del capitalismo. Succede la stessa cosa con le specie. Gli ecologi palano di “flush” (la crescita improvvisa e prorompente di una popolazione di una specie) seguiti da “crash” (il crollo numerico delle popolazioni cresciute troppo). In economia si parla di scoppio delle bolle, viziate da irresponsabili visioni finanziarie.

Marx prospettò il superamento di questo sistema governato dalla competizione e propose un sistema basato sulla cooperazione. Il che non dovrebbe essere così strano, visto che noi siamo animali sociali, e quindi predisposti al socialismo, inteso in senso letterale. 

L’applicazione dei principi di Marx, la loro messa in pratica, non ha dato ottimi frutti. La competizione ha continuato a prevalere sulla cooperazione e i forti, o i furbi, hanno continuato a opprimere, o a ingannare, maggioranze di mansueti o di creduloni.

Darwin non propone un finalismo alla sua teoria della selezione naturale. C’è una lotta e vincono quelli più attrezzati per combatterla. Non ci sono giudizi di merito, buoni e cattivi. La natura, con la selezione naturale, premia chi riesce a stare al passo col cambiamento e toglie di mezzo chi non ci riesce. Questo sembra essere più capitalista che socialista, ma a Darwin le implicazioni sociali della sua teoria non interessavano. Comunque, per Marx, la classe operaia avrebbe dovuto competere con il capitale e combattere per liberarsi dalle sue catene, in modo da prevalere sullo sfruttamento capitalista, per arrivare a una società idilliaca di cooperazione.

Non è successo.

L’analisi di Darwin, “socio-economicizzata” da Marx, spiega ancora ottimamente quel che avviene in natura e, per ora, anche in società. Darwin dice che ogni “miglioramento” in una specie deteriora le possibilità di vivere di altre specie che con essa competono. Queste specie, per sopravvivere, devono migliorare esse stesse. Questo porterà a un deterioramento della specie che per prima ha migliorato, in una rincorsa che non ha mai termine. Chi non riesce a stare al passo semplicemente si estingue.

In effetti la nostra storia vede una situazione analoga. Tutti i grandi imperi del passato sono crollati, spesso sotto il proprio stesso peso. Ne sono sorti altri, che poi hanno subito la stessa sorte. Con la caduta dell’URSS qualcuno addirittura parlò di fine della storia, dovuta al prevalere degli USA. Ma ecco che Cina e India stanno diventando esse stesse imperi che competono con gli USA. Per non parlare dell’11 settembre. Il Cristianesimo propose un modello di vita in cui tutti sono fratelli, ben prima di Marx, ma visto che ci sono altre religioni che competono tra loro, le guerre in nome di varie divinità hanno causato più morti di tutte le altre guerre, e ancora continuano. Se si crede in un libro scritto da Dio, ovviamente non si perde fiducia in esso se la sua applicazione fallisce: la colpa è di chi ci ha provato e non è stato abbastanza accorto. Se il libro è scritto da un umano, tipo Karl Marx, se le cose non vanno come prevede il libro, si getta via il libro.

In effetti il socialismo, la parte costruttiva dell’analisi marxiana, non sta funzionando. Sarebbe bellissimo se funzionasse, come sarebbe bellissimo se funzionasse il cristianesimo, ma non sta funzionando.

Le popolazioni della specie umana, politicamente suddivise all’interno dei vari stati, si stanno congiungendo “naturalmente” in un mondo oramai globale. I problemi dello sviluppo capitalista non sono più soltanto sociali ed economici, riguardano la distruzione del capitale naturale come prezzo da pagare per la crescita del capitale economico. Un prezzo che non possiamo permetterci di pagare. Il cambiamento climatico globale sta causando crisi economiche che, a loro volta, causano guerre e migrazioni. Oggi l’umanità deve agire come una sola società globale e risolvere problemi globali, da essa stessa causati. Se ci riuscirà, magari con un nuovo socialismo, potrà continuare a giocare sul palcoscenico della natura, altrimenti scomparirà o sarà radicalmente ridimensionata. Darwin e Marx hanno spiegato tutto questo, spetta a noi capire la loro lezione e metterla in pratica, con le opportune modifiche.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di giovedì 3 maggio 2018]

 

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