Si intitolava «Il Conservatorio festeggia Franco Battiato» una manifestazione che venerdì 23 marzo si è tenuta nell’Auditorium del Conservatorio di Lecce, in occasione del settantatreesimo compleanno dell’artista siciliano. L’iniziativa è del Maestro Francesco Libetta, compositore, direttore, pianista di fama internazionale, legato a Battiato da rapporti di intensa collaborazione artistica e di solida amicizia. Libetta ha coinvolto nell’esecuzione musicale di alcuni brani in programma i suoi allievi della classe di Musica da Camera, una quindicina, troppi per poterli ricordare qui singolarmente, come pure meriterebbero; e, intervallando presentazioni orali ai brani musicali, per discutere altri aspetti dell’opera del festeggiato ha coinvolto Luca Bandirali, sceneggiatore e critico che insegna «Teorie e tecniche del linguaggio audiovisivo» presso l’Ateneo salentino, e il titolare di questa rubrica, i cui interessi linguistici sono noti ai lettori. Dunque la figura di Battiato vista da angolazioni diverse: cantante e compositore, autore di opere teatrali e di colonne sonore, regista, attore. Una personalità poliedrica e polivalente.
La musica ha costituito, naturalmente, l’elemento centrale della serata. In silenzio, purtroppo in due o tre casi disturbato da squilli di cellulari, da squittii di WhatsApp (riusciremo a separarci per qualche minuto dai cellulari?) e da applausi impropri tra un movimento e l’altro della monumentale musica di Messiaen, gli ascoltatori rapiti hanno ascoltato inoltre brani di Gurdjeff, di Jodorowski, di Beethoven, di Scarlatti, di Händel e naturalmente di Battiato, all’inizio e alla fine del concerto. Tecnicamente straordinaria, per regia e interpretazione, la lunga esecuzione (oltre mezzora) della suite per due pianoforti Visions de l’Amen di Messiaen, offerta da Libetta e da allievi che di volta in volta si succedevano. Intesa mirabile, segnata dall’evidente ammirazione degli allievi nei confronti del Maestro e dall’orgoglio di quest’ultimo per la qualità raggiunta dagli allievi. Livello musicale e rapporto umano, entrambi eccellenti.
Intervenendo di volta in volta con parole semplici ed efficaci, Libetta ha spiegato che cosa lega gli autori dei componimenti musicali in programma a Battiato, personaggio spesso attratto dai temi filosofico-esoterici. Messiaen, Beethoven e Gurdjeff sono interessati ai messaggi di trascendenza della musica e attratti verso l’alto. Ammiratissimo da Beethoven fu Händel, pur se la musica del secondo risulta diversamente impostata rispetto a quella del primo: nel secondo caso più legata alla concretezza dell’armonia, del suono bello. Due grandissimi apparentemente distanti tra loro, entrambi vicini alla sensibilità di Battiato. Sull’ultimo Beethoven, Battiato ha basato il suo film Musikanten (2005): sceneggiato da Battiato e Sgalambro, interpretato da Alejandro Jodorowsky, il compositore che abbiamo ricordato prima (interpreta Beethoven), da Sonia Bergamasco, da Fabrizio Gifuni, dallo stesso Libetta, il film mette in scena gli ultimi anni di vita del musicista tedesco, in una modalità onirica che consente a una sceneggiatrice televisiva del terzo millennio di retrocedere fino al tempo di Beethoven vivente. Un ulteriore progetto cinematografico intitolato Händel – Viaggio nel regno del ritorno, ispirato alla vita di quel compositore, fu presentato nel 2012 ma non è stato realizzato. L’idea non era improvvisata. Battiato una volta dichiarò: «Ho passato tre anni ad ascoltarlo [Händel] e mi ha sempre dato delle eccitazioni e delle sensazioni straordinarie. Ho letto novantaquattro libri su di lui».
Bandirali ha spiegato. «Se si pensa al rapporto di Battiato con il cinema in senso stretto, possiamo fare riferimento a tre lungometraggi di finzione realizzati e a un quarto in preparazione, e a tre documentari: una filmografia eccentrica che segnala una passione autentica per il mezzo espressivo. Se invece si ragiona su Battiato artista visivo in senso lato, questa vocazione abbraccia tutta l’opera del compositore siciliano, sempre attratto dalla dialettica tra musica e immagine: questa accezione larga spiega la dimensione cinematica, evocativa, di tutta la musica composta da Battiato negli anni Settanta, la struttura delle sue lunghe suite strumentali come possibile musica per film immaginari. In questo senso si comprende assai meglio sia il Battiato pittore, sia il Battiato regista non soltanto di film (che si aggiungono al suo curriculum a partire dal 2003) ma dei videoclip delle proprie canzoni, già negli anni Ottanta del secolo scorso, quelli della cosiddetta svolta pop del cantautore».
E la lingua delle canzoni? Infarcita di terminologia mistico-religiosa, fucina di paradossi, aforismi, citazioni e autocitazioni, continui cambi di argomento e di livello linguistico. Un solo esempio. Tutti conoscono le parole di Bandiera Bianca (1981). La canzone comincia con una citazione da Bob Dylan (Mr. Tamburino non ho voglia di scherzare), scivola ironicamente con richiami ad Alan Sorrenti (siamo figli delle stelle) e al Festival di Sanremo del 1954, Giorgio Consolini e Claudio Villa (i bimbi crescono e le mamme imbiancano), oscilla tra forme auliche (carisma e sintomatico mistero) e italiano regionale (rimettiamoci la maglia), si avvale di una locuzione pragmatica che indica l’inutilità di un tentativo (avete voglia di mettervi profumi e deodoranti, come quando diciamo: hai voglia a correggere quel ragazzo, non ti ascolta). Il gioco sapiente mette in successione il grido quattro volte ripetuto che evoca angosciati sentimenti di resa (sul ponte sventola bandiera bianca) e la dissacrante coppia successiva di versi (a Beethoven e Sinatra preferisco l’insalata / a Vivaldi l’uva passa che mi dà più calorie).
Altro che improvvisate e ingenue parole in libertà! Ecco ancora Libetta che introduce il concerto. «Negli anni in cui Battiato si avvicinava alla composizione musicale ebbe degli incontri – che ha sempre descritto come fondamentali – con Karlheinz Stockhausen, che gli disse di … studiare, appunto. Motivo per il quale Battiato, quando poi si è avvicinato al mondo del pop, ne sapeva molto di più di tanti altri. Dal minimalismo della danza del Telesio, alle citazioni mediorientali dei cori di Genesi, al basso ripetuto come in una passacaglia barocca della canzone che abbiamo eseguito alla fine (La Cura), gli echi sono tanti».
Ha ragione, ecco altri echi, intere citazioni dissimulate. L’album Fleurs (1999) raccoglie testi prevalentemente italiani e francesi e due “inediti” a firma Sgalambro-Battiato. Il brano n. 11, Medievale, canta così: «Amor quando mi membra li temporal che vanno, che m’han tenuto danno, già no è maraviglia s’io sconforto. Però talor mi sembra ciascuna gioia affanno e lealtate inganno e ciascuna ragion mi pare torto». Quando per la prima volta l’ho ascoltato mi sono chiesto: che lingua è mai questa, certo non è italiano contemporaneo. È proprio così. Il canto riproduce alla lettera una poesia di Bondie Dietaiuti, rimatore che alla fine del Duecento imita i grandi «Poeti della Scuola siciliana» (esiste un’edizione nei «Meridiani» di Mondadori, da me curata). Riprende la traduzione italiana di Les fleurs du mal di Beaudelaire il successivo n. 12, Invito al Viaggio, sia testualmente (Laggiù tutto è ordine e bellezza, calma e voluttà, tre volte ripetuto), sia con parafrasi.
Dovremmo concludere che Battiato e Sgalambro si sono appropriati di testi non loro senza dichiararlo? Hanno fatto un plagio? No, l’operazione è più complessa e affascinante. I due hanno preso una poesia di un toscano della fine del Duecento e quella di un francese dell’Ottocento (la cui produzione fu definita «il più grande esempio di poesia moderna» da Eliot) e, dotando entrambe di melodie meravigliose, a volte senza modificare neppure una virgola a volte un po’ adattando l’originale al nuovo mezzo espressivo, le hanno fatte rivivere per gli ascoltatori contemporanei. Questo è consentito solo ai grandi. A livelli così alti la canzone diventa poesia, travalicando i luoghi canonici (talora angusti) nei quali la scrittura poetica tradizionalmente trova casa.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” di domenica 1° aprile 2018, p. 8]