di Evgenij Permjak
C’era una volta una vecchia litigiosa. Che era, inoltre, una sciattona. Una volta le capitò di dover cucire. E trovò, come tutte le sciattone, i suoi fili imbrogliati in un groviglio pazzesco. Si mise a sbrogliarli. Sbrogliava, sbrogliava la vecchia svogliata, negligente, frettolosa, ma perse presto la pazienza ed urlò: «Ma andatevene tutti in malora! Sparite per sempre, fili cattivi! Che non vi vedano mai più i miei occhi, né voi né tutta la vostra brutta razza!»
I fili non se lo fecero ripetere un’altra volta e sparirono insieme a tutta la loro razza di fili: camicette, bluse, pullover, gonne, abiti e tutta la biancheria. Niente di niente di ciò che era fatto coi fili rimase dentro la casa della vecchia litigiosa.
Rimase nuda la vecchia seduta in mezzo alla stanza e le sue urla riecheggiavano per tutta la casa:
«Mamma mia, mamma mia, ma dove son finiti tutti i miei vestiti?»
La vecchia si precipitò a prendere il suo cappotto di montone rovesciato per coprirsi in qualche modo, ma vide che pure del cappotto erano rimaste soltanto le pelli separate di montone, in quanto anch’esse erano state cucite tra loro con dei fili.
La vecchia si agitava, correva da un angolo della casa all’altro, sollevando per tutta la casa soltanto le piume delle coperte e dei cuscini, perché anche le loro fodere e le federe erano tessute coi fili. Non rimasero nella casa né calze né coperte né tappeti né passatoie. Nulla rimase di quello che era stato fatto con i fili.
Si mise addosso un sacco di tessuto di fibra di tiglio e cominciò a supplicare i fili perché la perdonassero: «Voi, carissimi fili di lino, voi, fili di lana belli caldi, voi, gioia dell’anima mia, fili freschissimi di cotone e anche voi, bellezza solare degli occhi, fili di seta luminosa! Vi supplico, perdonatemi, perdonate una vecchia litigiosa, frettolosa, negligente e sciatta. Tornate, vi prego, dentro la mia casa!»
La vecchia pianse tanto lamentosamente e pietosamente, pregando e supplicando, che persino i fili, taciturni da che mondo è mondo, si misero a parlare.
«Elenca» – dissero i fili alla vecchia, – «almeno la metà di quello che viene fatto da noi, fili, tessuto, intrecciato, ricamato, lavorato a maglia. Allora ti perdoneremo e torneremo a casa.»
«Ma come, questo è tutto?» – si rallegrò la vecchia. «In un batter d’occhio vi dico tutto!»
E cominciò ad elencare. Disse una ventina di cose fatte coi fili e poi si interruppe.
Nessuno, pur partendo alla grande, riesce ad arrivare molto lontano. Inciampa. Si ferma. Si riposa.
La vecchia cercò di ricordarsi tutto quello che coi fili viene tessuto, intrecciato, ricamato e lavorato a maglia. Ricordò un giorno, ricordò un altro giorno, ma non riuscì a rammentare nemmeno la decima parte di tutto quello che era fatto con i fili.
Sete, velluti, panni di lana pesante, tappeti, passatoie, cotoni, pizzi, merletti, coperte, tovaglie. Foulard, scialli, sciarpe, nastrini e passamanerie varie…
Si riposava e si rimetteva a rammentare: cordoni, cordicine, lacci di scarpe, centrini ricamati e fatti ad uncinetto, tende e tendine di tulle, pizzi a tombolo e pizzo sangallo e anche fazzoletti…
Passò un mese, un altro era iniziato, ma i fili non tornavano. La vecchia era sfinita. C’erano giorni che non riusciva a rammentare più di due-tre articoli fatti di fili.
I vicini di casa si impietosirono, si misero ad aiutarla e a suggerire.
Persino le gazze, non appena scoprivano qualche nuova cosa, prodotta coi fili, lo stridevano alla povera vecchia. Faceva pena a chiunque. Compatitela pure voi. Forse, potete nominare anche voi un po’ di cose fatte coi fili per aiutarla.
La vecchia oramai ha compreso che i fili vestono tutto il mondo e la gente non può cavarsela senza di loro.
[Traduzione dal russo di Tatiana Bogdanova Rossetti]