Chi sono gli alieni?

di Ferdinando Boero

Stephen Hawking, il famoso astrofisico, dice che dovremo colonizzare altri pianeti, visto che questo lo abbiamo irrimediabilmente rovinato. Accettiamo, per assurdo, la tesi di un astrofisico che sa poco di ecologia ed evoluzione. Arriviamo sul nuovo pianeta che, come si aspetta Hawking, ospita ecosistemi talmente simili ai nostri da permettere la nostra sopravvivenza (cosa talmente improbabile che non vale la pena di discuterne). Se davvero arrivassimo cosa saremmo? Saremmo alieni. Una specie arrivata da “altrove” in un sistema ambientale composto da specie che non si sono evolute assieme ad essa. Già, le specie si adattano le une alle altre, interagiscono e instaurano rapporti che rendono possibile il funzionamento degli ecosistemi. Visto quel che stiamo facendo agli ecosistemi terrestri, pensate a cosa combineremmo in un altro pianeta! Meglio pensare ai buchi neri, e lasciar perdere i pianeti di ricambio.

Torniamo con i piedi per terra. L ’impatto di una specie aliena è stato capito davvero quando uno ctenoforo (un animaletto gelatinoso simile alle meduse, ma non urticante) che vive lungo le coste atlantiche degli Stati Uniti è stato trasportato in Mar Nero dalle petroliere americane. Le petroliere viaggiano vuote dagli USA al Mar Nero e, per risolvere i problemi di stabilità, immettono acqua di mare (l’acqua di zavorra) in apposite cisterne. Arrivate a destinazione scaricano l’acqua di zavorra, caricano petrolio e tornano indietro. Nell’acqua di zavorra hanno viaggiato gli ctenofori. Arrivati in Mar Nero si sono trovati in un ambiente nuovo di zecca e a loro favorevolissimo. Niente nemici, e un sacco di roba da mangiare. Uova e larve di pesci, e i piccoli crostacei di cui si nutrono i giovani pesci. In pochi anni l’alieno (si chiama Mnemiopsis leidyi) ha sviluppato popolazioni enormi, e si è mangiato tutti i pesci del Mar Nero (quando erano uova e larve). La pesca è crollata e un’intera economia è stata messa in ginocchio. Gli alieni possono essere davvero pericolosi.

Il Mediterraneo è invaso in modo massiccio da specie aliene che, dai tropici, entrano dal Canale di Suez. Grazie al riscaldamento globale le specie tropicali si trovano benissimo da noi, mentre le specie tipiche della stagione fredda di un tempo sono in crisi. Come sono in crisi le barriere coralline dei tropici, adattate al caldo, che non resistono al troppo caldo: stanno morendo. E con loro la fauna e la flora associate. Per il momento non ci sono specie adattate a un caldo del genere. Ma l’evoluzione ci penserà, non ci dobbiamo preoccupare troppo. Le specie tropicali scappano dai tropici, in cerca del caldo adatto a loro. Si spostano verso nord, entrano in Mar Rosso e, proprio in cima al bacino, trovano un varco, il Canale di Suez, che le porta in paradiso. Entrano in Mediterraneo. Già seicento alieni sono arrivati in Mediterraneo dai tropici. Alghe, meduse, pesci, crostacei. Piano piano stanno arrivando anche i coralli. Sono specie aliene e logica vorrebbe che fossero tutte “cattive”, come lo ctenoforo del Mar Nero. Le trattiamo come invasori. Alcune lo sono e hanno impatti che potremmo dire negativi, altre no. E poi, anche le specie mediterranee possono avere impatti negativi, pensate alla medusa pelagia, quella violacea che punge e fa male.

Le specie tropicali scappano da condizioni ostili e cercano scampo. Le trattiamo da invasori ma ci deve venire il dubbio che siano profughi. Chiederemmo di eradicare le barriere coralline se mai dovessero arrivare in Mediterraneo? Siamo noi i responsabili di tutto questo: persino su questo pianeta siamo alieni, oramai. Ci siamo evoluti troppo, con le tecnologie. E il resto dei sistemi non ce la fa a starci dietro. Soffre. In una cosa ha ragione Hawking. Se lo cambiamo troppo, il pianeta non sarà più in grado di soddisfare i nostri bisogni. Saremo noi a fare una brutta fine: come nei film, gli alieni cattivi (noi) saranno sconfitti e il pianeta si riprenderà. Il resto della natura troverà soluzioni, con l’evoluzione.

[“Il Secolo XIX” di giovedì 2 novembre 2017]

 

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