di Paolo Vincenti
Bancopoli
Che storia, la querelle Boschi-De Bortoli. L’ex Direttore del “Corriere della Sera” accusa l’ex Ministra Boschi di connivenze e pressioni su Unicredit, attraverso il suo ex ad Federico Ghizzoni, affinché il grande istituto bancario acquisisse la fallimentare Banca Etruria, nel cui scandalo, come si sa, è coinvolto il suo illustre paparino. Risultato: il libro di De Bortoli, “Poteri forti (o quasi)”, La nave di Teseo 2017, vende un sacco di copie, anche se De Bortoli non porta nessuna prova a conferma delle proprie accuse; le opposizioni di centro-destra e il Movimento Cinque Stelle gridano allo scandalo, invocando le dimissioni della Boschi, non lasciandosi sfuggire una così ghiotta occasione; il Pd difende la Maria Elena ma è una sterile difesa d’ufficio, sa di imbarazzo. “La Boschi chiese a Unicredit di salvare la banca di papà”, celia “Il fatto quotidiano”, 10 maggio 2017. Comunque, la Boschi querela e De Bortoli rilancia, affermando che si tratta di una storia di massoneria. La satira non si sbilancia più di tanto perché fare sarcasmo sulla Sottosegretaria saprebbe di sessismo e dunque la bellona non si tocca. Il giglio magico renziano è forse in surplace ma cerca di non darlo a vedere. L’unico che potrebbe parlare per fare chiarezza in merito a questa fosca faccenda, ossia Ghizzoni, se ne guarda bene e resta in silenzio. L’intrigo si infittisce. “Boschi in fiamme” titola con felice intuizione “Libero” dell’11 maggio 2017. La Boschi era la renziana più forte e ammirata, e anche la più bella, sostiene il giornale, ma adesso la sua immagine si sta lentamente deteriorando, insomma “la fatina ha perso la bacchetta magica”. “E’ fango!” grida la Boschi, “querelo De Bortoli!”. Grillo dalla rete sprona i suoi ad intraprendere azioni legali e a denunciare a gran voce lo scandalo della bancopoli. I sondaggi sulla Maria Elena “bonazza” Boschi danno in forte calo le sue quotazioni e il Premier Gentiloni inizia a perdere la pazienza. Insomma, tutta una manfrina che i protagonisti potevano risparmiarci.
MAGGIO 2017
Boschi e banche
Bella o bolla? La super Boschi, Sottosegretario del Governo Gentiloni, è più bella, come da tutti riconosciuto, o più bolla speculativa, come la dileggiano al “Fatto Quotidiano” per via delle sue aspirazioni ad occupare posti di potere, cariche sempre più importanti? Secondo me, più la prima che la seconda. Anche perché il fatto che sia bella è acclarato, solo ad avere occhi per vedere, mentre il fatto che sia bolla è frutto di malignità e di gelosie, di voci fatte serpeggiare fra i corridoi. Certo, la super Boschi non sta passando un buon momento, presa come è nello scandalo di Banca Etruria e nella polemica con Ferruccio De Bortoli, autore di “Poteri forti (o quasi)”, di cui abbiamo già parlato nel precedente pezzo. Bisogna dire che intanto Boschi non querela Ghizzoni, l’ex ad di Unicredit, probabilmente per paura che il funzionario riveli poi nel processo scomodi segreti che adesso sono custoditi dietro il suo impenetrabile silenzio. Ma De Bortoli ne ha per tutti, anche per il bischero Matteo, che accusa di essere massone. Renzi si difende dalle accuse dipingendo invece il giornalista come un arrampicatore, avido di denaro e in cerca di poltrone come quella ambitissima di Presidente Rai, che invece è andata alla rossa Maggioni. Comunque, la triste realtà dei fatti è che dietro a questo scandalo e alla telenovela che va in onda ogni mattina sui media, c’è la disperazione di migliaia e migliaia di correntisti che hanno perduto tutto a causa del fallimento delle banche. E la cosa più preoccupante è che non se ne vede nemmeno la soluzione, si corre il rischio che i manager malandrini, dopo aver combinato questo disastro, rimangano pure impuniti.
MAGGIO 2017
Par condicio
Un altro siluro sparato da “Libero” del 15 maggio 2017 nel cielo dell’informazione italiana: “Renzi e Boschi non scopano”. Puntualmente un diluvio di proteste per l’ennesima violenza verbale, di stampo sessista, di cui si sarebbe reso reo il giornale. Come già per il titolo “Patata bollente”, censurato anche dall’Ordine dei giornalisti, un altro esempio di cattivo giornalismo, così accusano i detrattori di “Libero”. La redazione del giornale viene sommersa di mail di riprovazione, insulti, prese di distanza. Questo titolo, secondo il pensiero comune, offende il gentil sesso, lo umilia, lo ghettizza; quello stesso gentil sesso, penso io, che nel frattempo annovera fra le sue file militari, carabiniere e poliziotte, giocatrici e arbitri di calcio, benzinaie e camioniste, persino astronaute. E ci mancherebbe altro. Ma se da un lato il mondo femminile si batte per la parità di genere, per avere maggiori tutele, dall’altro si offende se gli uomini fanno battute triviali, con osceni riferimenti o sottintesi. Non si può mettere in piazza la patonza. I giornali però devono vendere, si sa, e i titoli di prima pagina sono l’esca alla quale fare abboccare i pesci. Alcuni giornali utilizzano per ciò stesso un linguaggio licenzioso, basso diciamo, spregiudicato, che sortisce l’effetto di far ridere il lettore e attirarlo ad acquistare. Non voglio per questo legittimare l’utilizzo di parolacce e doppi sensi ma bisogna anche ammettere che l’insulto e l’ingiuria oggi sono talmente connaturati al nostro vivere quotidiano che il linguista Federico Roncoroni ci ha anche scritto un libro, “Ingiurie e insulti. Un manuale di pronto impiego” (Mondadori Editore), per districarsi fra i tanti epiteti che spesso con livore e malanimo ci rivolgiamo. Se di insulti si tratta, cerchiamo almeno di utilizzare l’intelligenza e la cultura che abbiamo e scambiamoci degli epiteti divertenti, originali, cercando anche di far riflettere chi li riceve, così come fa la satira e, mi sembra, facciano i giornali quale “Libero”. Ma queste donne, che si scandalizzano se un giornalista dice “patata bollente”, non hanno mai appellato un loro consimile con l’insultante epiteto di “testa di cazzo”? A che cosa fa riferimento questo modo di dire, che viene esteso anche al femminile (“quella donna è proprio una testa di cazzo”) se non all’organo genitale maschile? L’uccello sì e la passera no? E la parità di genere? Vale solo in un senso e non nell’altro? Se gli insulti sessisti devono essere stigmatizzati, censurati, devono esserlo tutti, secondo me, anche quello che, ancor più triviale, allude ai testicoli dell’uomo, quando qualcuno viene definito “coglione”. Almeno nel linguaggio dei giornali e della televisione, se in quello di tutti i giorni è impossibile farlo, occorrerebbe espellere siffatto epiteto perché lesivo della dignità dell’uomo. Anche in questo caso, il tristo appellativo è talmente diffuso che travalica i sessi applicandosi pure alle donne (“cogliona”, appunto). Il Garante riuscirebbe a vincere una crociata del genere? “Ma mi facci il piacere!” per dirla con Totò. La cosa è impossibile. Nessun organo di controllo potrebbe tener dietro al profluvio di parole ogni giorno scritte e dette sui mezzi di comunicazione. Allora, se non si possono censurare tutti, bisogna accettare tutti, in una indegna (ma divertentissima) par condicio. È meglio lasciar stare.
MAGGIO 2017
Satura 2
Grazie Roma. Nella Capitale, il ristorante “La Bettola” frequentato dai giocatori della Roma va a fuoco. Incendio doloso, forse, per ritorsione contro il suo titolare, coinvolto nello spaccio internazionale di droga. Come si chiama il quartiere dove brucia il famoso ristorante? Che lo dico a fare? L’infernetto!
La palude. Prima volevano andare tutti al voto. Ora sembra che nessuno più voglia le elezioni anticipate che, di conseguenza, non si anticiperanno. Ci saranno alla scadenza naturale. Anche il Movimento Cinque Stelle, il più combattivo nel chiedere le elezioni, si è assopito nel lungo dormiveglia gentiloniano, ha gettato la spugna insomma e si è rassegnato all’ ineluttabilità della situazione. Si voterà nel 2018. Sulle strategie elettorali invece tutti si danno da fare, c’è gran fermento e tormento su alleanze, primarie, leadership, candidature, dopo voto. E sulla legge elettorale, quella che più volte il Presidente Mattarella ha definito improcrastinabile? Niente di fatto. Anche in questo caso, la palude. Tutti si accapigliano sulla nuova legge ma solo per finta, di fatto nessuno la vuole.
Il dubbio. Il rogo di Centocelle fa piangere la politica. Certo, è un orrore senza fine. Nel campo rom sono morte bruciate tre bambine di 18,8 e 4 anni che vivevano insieme al resto della famiglia, 10 persone, nel camper che è stato preso di mira dal bastardo assassino. Ma sarebbe più utile se la politica, invece di litigare solo per ragioni elettorali, si ponesse il problema dei furti, delle rapine, della escalation criminale, della mancanza di sicurezza che avvertono i cittadini, della sporcizia e del degrado in cui vivono i rom nei loro fetidi campi, latrine d’Italia e d’Europa, e si decidesse ad emettere provvedimenti seri ed efficaci. Si possono decidere arresti di massa della infesta genia, tipo Progrom, o chiusure immediate dei campi? Non lo so. Il problema è che questi si moltiplicano, crescono sempre di numero e lasciano danni dovunque vadano, un po’ come le scorie radioattive. Ma non si può mica impacchettarli e spedirli su Marte! Chi si deve muovere ed è pagato per risolvere i problemi, lo faccia.
Grazie Roma (Reprise) La spazzatura a Roma è diventata talmente ingombrante che oscura tutto il resto. L’Urbe affoga nei rifiuti e il Pd attacca la Sindaca Raggi, obbiettivamente incapace di fronteggiare la situazione. Il Pd romano lo fa per prendere voti, ma i problemi sono reali. L’ Ama è in tilt. La Raggi si divincola fra accuse incrociate, i cittadini fra topi e pantegane.
MAGGIO 2017
Satura 3
Sospetti “Bedda matri!” Hanno arrestato il titolare del famoso ristorante “Assunta Madre” a Roma. “Intestazione fittizia di beni e riciclaggio”. L’ Assunta Madre è uno dei ristoranti più importanti della Capitale: grande imbarazzo fra i vip, politici, attori, presentatori, che lo frequentano. Ma dico, uno che si chiama Jhonny Micalusi..? Jhonny Micalusi…? Cioè, nemmeno Martin Scorsese avrebbe avuto tanta fantasia nell’attribuire un nome ad uno dei protagonisti dei suoi film sulla mafia italo americana. E gli inquirenti ci sono arrivati solo ora? Nel suo ristorante, ospitava spesso cene di mafiosi. Aveva aperto anche a Londra, New York, Parigi, e si apprestava ad aprire in altre località. E certo, con quel nome, tutte le porte si spalancano, immagino. Jhonny Micalusi. Un nome parlante, il suo, e poi basta guardarlo in faccia: la copia esatta del boss protagonista de “I Soprano”. Inquirenti, ma ci voleva tanto a capire che era un tipo losco, ah?
RIP. È morto Valentino Parlato, grande giornalista fondatore de “Il Manifesto”. Aveva 86 anni. Spesso ospite nei dibattiti televisivi, era un grande professionista, comunista eretico, nel senso che fu espulso dal Pci nel 1969 perché in dissenso con l’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Dopo essere stato all’Unità e a Rinascita, diede vita, insieme a Luciana Castellina, Luigi Pintor, Rossana Rossanda e Lucio Magri, ad un quotidiano più a sinistra della sinistra, “Il Manifesto”, appunto, che ancora vive (e vegeta) nella giungla dell’editoria italiana. Anche chi, come me, non è stato mai comunista, gli rende l’onore delle armi.
Lo stagno. Sono sicuro che non si farà nessuna legge elettorale. Le forze politiche sono troppo pachidermi e parassiti per potere darsi una mossa. Deputati e senatori, inermi e viscidi molluschi, continueranno a vivacchiare fino alla scadenza del mandato, premurandosi soltanto di garantirsi lauto e immeritato vitalizio.
Non si andrà nemmeno al voto anticipato. Ora come ora tutti i partiti ne hanno paura. Ci toccherà attendere la scadenza elettorale. Ma se questo tempo fosse speso a risolvere gli innumerevoli problemi che assillano gli italieni, sarebbe già una qualche cosa. Ma deputati e senatori, inermi e viscidi molluschi, continueranno a vivacchiare fino alla scadenza del mandato, premurandosi soltanto di garantirsi lauto e immeritato vitalizio. Ah questo l’ho già detto? E beh, si vede che lo penso davvero.
MAGGIO 2017