Al lupo, al lupo…

di Ferdinando Boero

Al lupo, al lupo. Poi subentra l’assuefazione, non ci si fa più caso e se il lupo arriva davvero siamo impreparati. Allerta di color rosso in Liguria. Non uscite di casa. Poi magari non succede niente. È già avvenuto. Ma è anche avvenuto che non ci fossero allerta e poi ci siano stati morti. Il principio di precauzione ci dice che è meglio un’allerta in più che una in meno.

Quel che sta avvenendo in Florida e a Cuba con gli uragani, e in Messico con i terremoti, ci deve preoccupare? Anche noi abbiamo i nostri allarmi, ma possiamo sempre vivere nell’ansia? Non possiamo.

I giornali danno le notizie, ma poi gli articoli sono sempre uguali, non li leggiamo neppure più. Finché non tocca direttamente a te, la notizia non ti riguarda. Come i morti sulle strade. Una carneficina che ci lascia oramai indifferenti. Anche l’ambiente stanca. Francesco scrive un’enciclica sulla conversione ecologica. Ma dopo un po’ che la si cita ci si sente dire: ancora con Laudato sì? Va bene, lo sappiamo, ora andiamo avanti.

Purtroppo, però, la natura continua a ribellarsi ai nostri comportamenti. Non parlarne non risolve il problema, ma parlarne non basta. Il problema c’è, lo sappiamo. Ora dobbiamo pensare alle soluzioni. Il cambiamento climatico è causato dai nostri sistemi di produzione, dal nostro stile di vita. Li dobbiamo cambiare. Non possiamo rincorrere le emergenze, dobbiamo riconvertire il paese. Dobbiamo produrre senza bruciare, dobbiamo abbattere gli edifici che non rispondono a criteri antisismici e li dobbiamo ricostruire. Non possiamo costruire sulla linea di costa, il livello del mare si sta alzando. Ci dobbiamo ritirare. Come in Liguria si sta facendo con la ferrovia. Non si costruisce nei greti dei fiumi: in territori come la Liguria bisogna considerare gli eventi estremi di tipo alluvionale. Gli antichi lo sapevano, e hanno inventato le creuze che assorbono l’acqua. Ora le asfaltiamo. Non va bene. La riconversione è un affare. Costa meno prevenire le catastrofi che cercare di porvi rimedio. C’è bisogno di un nuovo patto (new deal) con la natura e bisogna sapere come comportarsi. Se si costruisce sulle pendici di un vulcano lo si fa con determinati criteri. E si mettono a punto piani di evacuazione adeguati. Dobbiamo investire nella cura dell’ambiente e nell’adattamento ai suoi cambiamenti. Dobbiamo chiedere questo ai politici. Che ruolo hanno queste cose nel tuo programma? Come pensi di risolvere questi problemi? Vi siete accorti che queste cose non ci sono mai nei programmi elettorali? Non ci dobbiamo stancare di chiederle. E non ci dobbiamo stancare di dare l’allarme.

[“Il Secolo XIX”, domenica 10 settembre 2017]

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