I resti di Babele 1. Quale libro per le vacanze?

di Antonio Errico

Qualche volta accade che qualcuno ti chieda il consiglio di un libro da leggere in vacanza. Poche altre domande mettono a disagio allo stesso modo. Consigliare un libro da leggere è un’impresa difficile in generale. Consigliare un libro da leggere in vacanza è un’impressa da arditi in particolare. All’improvviso è come se tu non avessi letto mai un libro. Oppure che si siano cancellati dalla testa quei pochi che hai letto. Tutto va in corto circuito. Non ti viene in mente niente. Non sai che cosa dire. Cerchi di mettere insieme un po’ di cose. Per esempio: i gusti del richiedente, che quasi sempre conosci a malapena e di cui comunque non te ne frega niente, qualche reminiscenza di classici, qualche informazione sulle novità di giornata. Non vorresti metterti a discutere sulla relazione fra tempo libero e lettura e meno che mai su quella che riguarda l’autonomia di scelta su questo argomento. Però non vorresti neanche fare brutta figura, non vorresti sembrare scortese. Ti dici che se lo sta chiedendo proprio a te vuol dire che un poco ci tiene e che un poco si fida. Ma ti chiedi se nel consiglio devi orientarti verso i vincitori dei premi oppure verso gli ingiustamente dimenticati, verso i classici o gli ultimi arrivati, la prosa, la saggistica, la poesia, gli italiani o gli stranieri. Ti chiedi questo e altro ma un libro non ti viene. Fai uno sforzo, ne fai due, tre. Poi l’illuminazione. Il titolo che non può farti sbagliare. Quello che per secoli ha contemperato pensieri diversi. Quello che milioni di umani hanno studiato. Con quello, figure no, non ne puoi fare. Chiunque abbia letto quel libro si può permettere di sparare pose in ogni luogo, tra ogni gente. Quello è il libro che chiunque abbia scritto una sola riga ha tentato di copiare ma che nessuno è riuscito a farlo bene. Con quello senza dubbio vai sul sicuro. Sei convinto e allora lo dici senza indugio, senza remora alcuna. Lo dici quasi con indifferenza, con le mani in tasca, come se fosse scontato, come se non potesse esserci alternativa, come se leggere quel libro fosse una legge di natura.

Lo dici: Odissea.

Quello ti guarda sorpreso, divertito. Ti ride in faccia, quasi. Tu pensi che ovviamente l’ha già letto, che non può essere altrimenti, allora ti correggi, chiarisci che ovviamente non volevi dire leggere ma rileggere, che sai perfettamente che lo ha letto già. A quel punto ti ride in faccia senza quasi. Poi diventa serio. Si avvicina con il naso a due dita dal tuo. Ti sfida. Perentoriamente, solennemente dichiara che lui quel mattone non lo ha letto mai né mai lo leggerà, che una volta soltanto, in terza media, ha dovuto mandare a memoria la bellezza di tre strofe, e quella volta ha giurato: mai più. Oltretutto figuriamoci – aggiunge- se mi metto a leggerlo in vacanza.

Allora, silenziosamente, tra te e te, ti domandi che cosa si legge in vacanza. Ma questo è tutto un altro discorso. Gentili lettori, se per caso qualcuno vi dovesse chiedere un consiglio su un libro da leggere in vacanza o no, rifiutate di rispondere, astenetevi, giurate che voi non leggete mai e in vacanza meno che mai.

[Gli articoli pubblicati in questa rubrica sono una selezione di quella che dal 2010 Antonio Errico tiene, con lo stesso titolo, su “Nuovo Quotidiano di Puglia”.]

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