Ho due città del cuore, Genova e Lecce. Genova è mia madre, Lecce mia moglie. Entrambe, in queste ultime elezioni, hanno espresso una divergenza dalla loro tradizione politica. Per la prima volta Genova avrà un sindaco di destra. E per la prima volta in 20 anni Lecce avrà un sindaco di sinistra, col figlio di chi ha vinto la primissima volta (e che non è durato molto). Come interpretare questa svolta in entrambe?
Per me cambiare è segno di maturità. Una maturità che io non credo avrò mai. Non ce l’avrei fatta a votare a destra. Piuttosto non sarei andato a votare. E forse dove ha vinto chi rappresenta la discontinuità ha prevalso il disinteresse, figlio della disperazione, di chi lascia il campo agli “altri” che, quindi, vincono per forfait elettorale. Vedere che la parte politica che hai sempre sostenuto non corrisponde più alle tue aspettative dà un senso di tradimento, di angoscia. E vien voglia di mandare tutti al diavolo. Per quello c’è il Movimento 5 Stelle. Ma le vicende romane, e non solo, hanno creato disincanto, anche in questo caso le aspettative sembrano tradite. Non avendo riferimenti, si smette di votare. Ma gli astenuti non contano niente. Tutti sono preoccupati il giorno dopo le votazioni, e poi la cosa passa sotto silenzio. Chi vota conta, chi non vota sceglie di non contare.
A Lecce ho votato eccome. Conosco Delli Noci da quando era studente. Il suo posizionamento a destra e il suo salto a sinistra sono per me difficilmente interpretabili. Quando mi sono illuso di poter costringere i candidati a parlare di programmi, sono persino andato a una sua manifestazione elettorale, parlando sul palco. A ragionare senza malizia potrei dire: ravvedimento. A ragionare con malizia potrei dire: opportunismo.
Non sarà difficile capire se si tratta di uno o dell’altro. Forse la destra ha voluto far fuori una classe dirigente per sostituirla con un’altra, accettando una parentesi di quasi sinistra. Vedremo. Salvemini non è uomo di apparato, anzi, ha criticato aspramente il PD che, secondo la mia lettura, ha scelto di appoggiarlo con la logica del: vai avanti tu che a me scappa da ridere. La mazzata della sconfitta l’avrebbe presa lui. Ora a lui, e a Delli Noci, va il merito della vittoria. Non certo al PD.
Una delle pochissime città in cui vince la sinistra ai ballottaggi è una roccaforte della destra, battuta da un candidato che non è né del PD né del M5S.
Questi risultati contrastanti lanciano un messaggio univoco. Contrariamente a quanto diceva Andreotti, il potere logora. Finché ci sono risorse per soddisfare le clientele, i giochi resistono. Quando le risorse si fanno più sottili, le attese disattese pesano. Le ideologie non ci sono più, e chi rappresenta oggi la sinistra spesso ha una storia di centro. Un centro da cui si può con disinvoltura passare dal centro-sinistra al centro-destra. Basta tenere il potere.
E ora penso alla commissione nazionale antimafia, che ci dice che la malavita organizzata oramai pervade i gangli del potere che gestisce il denaro. Decide lei a chi dare gli appalti pubblici, e lo fa attraverso la classe politica che riesce ad esprimere. In passato la malavita organizzata determinava la vittoria del partito egemone, la DC. Soprattutto al sud. Poi, con i vari stallieri, con Dell’Utri, passò a determinare le scelte della destra berlusconiana. E ora? A chi si riferisce la commissione antimafia?
Questo voto divergente sarà una reazione a questa politica, o sarà una strada per riaffermarne l’egemonia, cambiando pelle alla gattopardiana maniera? La sinistra, mi si torcono le budella a scriverlo, non ha dato buona prova di sé. Le banche, e le cooperative, e anche i sindacati, almeno a volte, non hanno pensato al bene comune, come lo chiamava Gramsci. Ci sono comitati di affari che determinano le scelte. Penso ai petrolieri, ai banchieri, ai farmaceutici, ai costruttori, e l’elenco potrebbe continuare.
Dalla destra mi aspetto queste scelte. Non mi sorprende che le faccia, che difenda gli evasori e chi si arricchisce a spese del bene pubblico. E’ nel suo DNA. I guadagni vanno ai privati, le spese vanno al pubblico. Abbiamo visto che i privati non salvano il mondo. Pensano al proprio interesse e questo, di solito, non coincide con l’interesse comune. E’ all’interesse comune che dovrebbe pensare la sinistra. Ma no, anche lei ha oramai i suoi comitati di affari e “sinistra” è solo un’etichetta che non corrisponde al contenuto del barattolo. Qualcuno, che sta tornando in auge, disse esplicitamente che chi vota a sinistra è un fesso. Non pensa al proprio interesse, ma pensa al “bene comune”. Roba da scompisciarsi dalle risate. E’ ovvio che i beni comuni (i soldi delle nostre tasse, i soldi pubblici) siano dilapidati da chi la pensa così. Ma poi non sono dilapidati, semplicemente i soldi dei fessi finiscono nelle tasche dei furbi.
Io non riesco a rassegnarmi che il nostro paese funzioni così ma se mi guardo attorno vedo che le cose stanno proprio così. I soldi pubblici sono sperperati da una banda di profittatori che si arricchisce senza che i ritorni siano proporzionali agli investimenti. Si costruiscono opere inutili, quelle utili sono costruite male, e chi ruba viene difeso dalla privacy. Vedi quelli che sono riusciti a farsi prestare i soldi dalle banche e che non li stanno restituendo. Lo stato paga il debito (con i nostri soldi) ma gli insolventi non si possono rivelare. Poverini. Sai che vergogna proverebbero. Gliela dobbiamo risparmiare!
E quindi chi ha sempre votato A ora vota B. Non più convinto che votare C faccia la differenza.
Si sta però avverando il cinismo del tanto sono tutti uguali. Che la gente smetta di votare, e che lascino lavorare le cosche.
Speriamo che questa botta elettorale a chi si è troppo abituato a gestire il potere dia i suoi frutti, e che la sinistra a Lecce e la destra a Genova ci facciano vedere che la politica può davvero operare per il bene comune. Che il destino di avere un sistema politico espressione di malavita organizzata non sia ineluttabile.
Ah, in Francia ha vinto un partito che non c’era fino a pochi mesi prima delle elezioni. I nostri cugini hanno avuto ancor più coraggio, forse. Oppure anche loro, come noi, sono solo una massa di fessacchiotti in balia di una gang di furbacchioni. Lo dice la commissione antimafia, e credo che sappia quel che dice. Mi viene in mente un mio carissimo amico di Comunione e Liberazione. Una delle persone migliori che io conosca. Come è stato preso in giro dal Celeste Formigoni. Ma oramai non riesco più a dileggiarlo per la sua stupidità, chissà quante volte ho votato con la sua stessa convinzione un presunto “servitore del bene comune”!
Fessi di tutto il mondo, unitevi! Dice ora qualche furbacchione… e il gioco ricomincia.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, martedì 27 giugno 2017]