Il terzo livello della mafia

di Ferdinando Boero

Il 23 maggio, alla commemorazione di Giovanni Falcone, a Lecce, partecipa il generale dei Carabinieri (in pensione) Angiolo Pellegrini. La sua ricostruzione dei fatti è puntuale, quasi un verbale. Fa nomi, cognomi, elenca fatti, riscontri. Racconta che, quando Falcone iniziò a investigare sulle banche e sul loro ruolo nei flussi di denaro mafioso, una delle alte cariche della magistratura consigliò il diretto superiore del Magistrato  di sommergerlo di fascicoli riguardanti scippi e furti d’auto, in modo da distoglierlo da realtà che dovevano restare intoccate. Il collaboratore non fa il nome di quel magistrato superiore di Falcone. Sarà stato colluso con la mafia? Fate voi. In questi giorni sono stati pubblicati articoli di Falcone in cui si afferma che il cosiddetto terzo livello, quello “alto”, composto da politici, massoni, servizi segreti, non esiste. Credo anche io che non esista. Non come spesso viene dipinto. Non credo che ci siano persone di “potere” che si associano e si alleano con la malavita organizzata per perseguire i propri fini. Persone che “usano” la mafia. Pare che questo sia avvenuto in passato, quando si preparò lo sbarco degli Alleati in Sicilia, ma oggi no. Allora il “sistema” non esiste? Non ci sono politici che lavorano con la mafia? Ci sono, ma il rapporto è inverso, non sono loro a usare la mafia, è la mafia che li esprime e li usa. La mafia è in grado di far eleggere politici, controlla il sistema elettorale in molte regioni. E così fanno camorra e ‘ndrangheta. Ed esprimono politici che arrivano a livelli governativi. Non sono loro a controllare la malavita, è la malavita che li controlla. Non danno ordini, li ricevono. Non sono una cupola di terzo livello che controlla tutto. Sono al terzo livello, ma sono controllati dai livelli inferiori. Mi pare una ricostruzione più coerente con la serie di fatti che hanno caratterizzato la nostra vita politica nell’intero dopoguerra. Ne cito solo qualcuno. Quando un presidente del consiglio dice che il mafioso che lavora a casa sua è un eroe e che la Magistratura è un cancro per il paese, e quando il suo amico e consigliere viene condannato in via definitiva per collusioni mafiose, possiamo pensare che sia un caso? Quando un viceministro all’economia viene condannato per collusione col clan dei casalesi, che dobbiamo pensare? Quando un ministro dell’interno potrebbe aver avuto rapporti con la ‘ndrangheta che dobbiamo presumere? Siamo ai vertici della gestione del potere istituzionale, e questi sono casi accertati. Alcuni in via definitiva, altri in via di definizione. E il bello è che il loro bacino elettorale permane.

La malavita organizzata ha un solo obiettivo: arricchirsi. Lo fa con la droga, ma soprattutto lo fa con i soldi dello Stato. Gestisce gli appalti, e per farlo diventa imprenditrice. Non tutti i politici sono mafiosi, come non lo sono tutti gli imprenditori. Ma se il paese è al tracollo economico, con un debito stratosferico, il motivo è che molte cose sono in mano a predatori, che depredano la cosa pubblica. Si inaugurano le strade e il giorno dopo crollano i viadotti. La Salerno Reggio Calabria è stata fatta due volte! E poi ci sono le centinaia di cattedrali nel deserto, costate miliardi e neppure finite. Si guadagna di più con i rifugiati che con la droga!! Un parassita usa un po’ delle risorse del suo ospite, ma è suo interesse tenerlo in vita. Un predatore lo uccide, e se lo mangia. Ce ne vuole per uccidere uno stato, e per mangiarlo. Lo stato-preda viene smembrato e viene mangiato a pezzi, mentre è ancora vivo. La corruzione dilagante, l’evasione dalle regole, diventano la norma. Siamo il paese che ha depenalizzato il falso in bilancio. Il paese che accetta che i nomi dei debitori insolventi delle banche siano resi noti. Le banche sono state mangiate vive dai predatori, che hanno depredato i risparmi dei cittadini, e ora si salvano con soldi pubblici.

Falcone e Borsellino sono la punta dell’iceberg. La lista di persone che si sono opposte a questo sistema è lunghissima, e la gran parte è stata sterminata. Molti mafiosi sono in prigione, ma la loro “cultura” ha contaminato il nostro vivere civile. Mafia capitale. Chi ha gestito il potere a Roma non era mafioso nel senso letterale della parola. Ma il modo di gestione del potere era quello. Ed è arrivato al nord. Con ogni probabilità non esiste un “piano” strategico, anche se il programma della loggia P2 era proprio basato su una strategia. E’ un po’ come l’americanizzazione della nostra cultura. I McDonald’s, la Coca Cola, i jeans, la musica, il cinema, le parole. Intendiamoci, non li sto paragonando alla malavita organizzata, tutt’altro. Voglio solo dire che queste entità non si sono associate in una cupola con l’intento di colonizzarci culturalmente. Ognuna ha perseguito la sua strategia di penetrazione in modo scientifico, e ha avuto successo. Non c’è il grande vecchio che tiene le redini di tutto. E neppure un consesso di grandi vecchi. La stessa Massoneria (lo scrivo con la maiuscola) non ha un piano per occupare il potere. Ha una struttura che può essere usata, e il malaffare si infiltra, crea logge segrete, contamina quelle sane. Conosco diversi massoni e so che sono persone per bene. Ma sappiamo che la mafia usa parti della massoneria, così come usa parti della politica. Chi si oppone viene ucciso. Ma è più facile corrompere. Falcone e Borsellino non si potevano corrompere. Ma probabilmente il magistrato che consigliava di affidare pratiche insignificanti a Falcone qualche legame lo aveva, con la mafia. Se l’avvocato di un presidente del consiglio viene condannato per aver corrotto i giudici, significa che alcuni giudici possono essere corrotti. Probabilmente quelli che hanno ottenuto quelle posizioni grazie a protettori che, al momento giusto, chiedono loro di pagare il conto. Ricompensandoli.

Non tutti i corrotti sono mafiosi. Ma tutti i mafiosi cercano di corrompere. Si corrompe chi ha potere, in modo da usare quel potere a proprio vantaggio. Oppure si fa salire al potere chi è già corrotto. E si favorisce la corruzione in modo che gran parte della popolazione si abitui a questo stato di cose, lo trovi normale. Le tasse sono troppo alte, e se sono troppo alte è giusto non pagarle. I bilanci si falsificano. I risparmiatori sono truffati dalle banche. Gli incapaci vengono promossi e i giovani validi se ne vanno, con le loro lauree qui inutili. Ma spendibili all’estero: emigrazione per mafia. Si saccheggia il territorio con le costruzioni abusive (se private) o semplicemente inutili (se pagate con soldi pubblici) e si afferma che questo fa girare l’economia. Lo scenario è disperato. Falcone e Borsellino sono eroi e abbiamo ancora bisogno di eroi che si oppongano a questo stato di cose. Ma Falcone e Borsellino sono anche martiri. E non tutti gli eroi aspirano a diventare martiri. Per cosa, poi? E’ per questo che i nostri eroi se ne vanno. Derisi dal ministro Poletti che, ci metterei la mano sul fuoco, non ha il benché minimo legame con la mafia. E’ fatto così! Dovrei finire con una nota positiva, è buona regola del giornalismo. Ma io sono un giornalista dilettante.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, martedì 30 maggio 2017]

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