Leggo della bambina morta in un incidente automobilistico. L’auto su cui viaggiava si è scontrata frontalmente con un’auto che le ha tagliato la strada. Il guidatore è risultato positivo all’esame del tasso alcolico nel sangue: arrestato per omicidio stradale. La bambina, però, non era nel seggiolino, legata. Era in braccio alla mamma. Gli adulti se la sono cavata con qualche contusione, lei è morta. Certo, l’incidente è stato causato dall’autista alterato dall’alcol, che ha tagliato la strada all’auto su cui viaggiava la bambina. Ma se la bambina fosse stata legata al seggiolino sarebbe ancora viva.
E non è certo colpa dell’autista ubriaco se la mamma l’ha presa in braccio. Il dolore della perdita della figlia credo non abbia eguali, quella famiglia è stata punita in modo terribile. Quando succedono questi incidenti, spesso, durante la cerimonia funebre, qualcuno dice: mai più. Avviene per esempio con le vittime di incidenti motociclistici. Ma il giorno dopo i giornali riportano altre notizie di morti precoci.
Quando ero bambino, ricordo ancora che mi misi in piedi, al posto del passeggero, a fianco a mio padre che guidava. Non mi disse niente, ma fece una frenata un pochino brusca e mi fece battere la testa sul vetro anteriore. Appena appena, quel tanto che basta. Vedi? mi disse, se ti metti così e succede un incidente voli fuori dalla macchina, attraversando il vetro. Quella zuccata è servita. Da quel momento, senza che nessuno mi dicesse niente, decisi di viaggiare sul sedile posteriore. Le auto, all’epoca, non avevano cinture di sicurezza, e men che meno i seggiolini. Però mi è rimasto il ricordo, vivissimo, di quell’insegnamento. Quando giro per la città, magari in bici, faccio caso a come viaggiano i bambini. E mi capita spessissimo di vederli in braccio alla mamma, davanti. Ogni tanto li vedo anche in braccio a papà, che li fa guidare. Oppure dietro, in piedi tra i due sedili anteriori.
Ho una voglia irrefrenabile di dire qualcosa, soprattutto se si fermano a un semaforo e mi trovo ad affiancarli. Una volta l’ho fatto: metta suo figlio sul seggiolino, lo sta esponendo a un pericolo mortale. Inutile dire che sono stato preso a male parole. Non sono fatti miei, mi è stato detto. Ma con espressioni differenti, in cui veniva citato l’apparato copulatore maschile. Freno, quindi, la voglia di avvertire. Tanto non serve, e viene presa come un’ingerenza intollerabile nei propri affari.
Ora, finché a morire è l’incauto potrei anche dire che si tratta di selezione naturale. Gli individui che non sanno badare a se stessi fanno una brutta fine. Ma se è una giovane vita innocente ad essere stroncata per l’ottusità dei genitori, le cose sono differenti.
Esistono i Darwin Awards (i premi di Darwin). Cercateli su internet. Sono assegnati a persone in base alla modalità con cui hanno perso la vita. Darwin, il padre dell’evoluzione, propose la selezione naturale come motore dell’evoluzione stessa. Gli individui “difettosi” sono rimossi dalla selezione naturale e, attraverso la rimozione, la specie “migliora”. I Darwin Awards non vanno a individui morti per malattia, ma a individui morti per stupidità. La selezione naturale rimuove gli scemi, questo è l’assunto.
Gran parte dei premi va a maschi, le femmine sono molto poche. Sono i maschi a volersi mettere in mostra, soprattutto nel periodo in cui il loro unico obiettivo è farsi notare dalle femmine. Lo fanno guidando spericolatamente o in altri modi molto fantasiosi.
Oggi gran parte dei premi vanno a giovani intenti a riprendersi con il telefonino. Le vittime del selfie sono in grandissimo aumento. Si mettono sui binari del treno, dando le spalle al treno che arriva, e si fotografano. La gara è di saltare via all’ultimo momento, con la foto del treno che li sta quasi per travolgere. Spesso li travolge. Oppure ci si mette in vicinanza di un posto alto, e ci si fotografa mentre ci si sporge nel vuoto. Capita che i selfisti caschino nel vuoto. Oppure ci sono quelli che viaggiano con le cuffiette, e non si accorgono che arriva un treno. Sì, perché con le cuffie attraversano i binari del treno senza guardare. Una giovanissima modella è morta in questo modo.
Non è bello prendere in giro i morti, lo so. Ma sarebbe bene che queste terribili cose servissero di monito a potenziali vittime, in modo da indurle a non comportarsi come perfetti imbecilli.
Forse sarebbe bene allestire una porzione di tutti i giornali con le notizie di queste morti. Con una premessa di scuse per i familiari, con tutte le spiegazioni del caso, ma poi con l’ammonimento: queste morti sono dovute alla stupidità umana. E’ una malattia curabile. Basta connettere il cervello e pensare a non rischiare la vita per motivi futili. Guardate quanta gente muore stupidamente. Cercate di non fare la stessa cosa. Un politico di spicco della Lega Nord è morto perché gli è caduto il telefono mentre stava guidando e, istintivamente, si è chinato per prenderlo. Ovviamente ha perso il controllo dell’auto, e anche la vita. La lista dei modi stupidi di morire è infinita. Ci sono anche menzioni d’onore, per persone che non hanno perso la vita ma che hanno cercato di togliersela in modi particolarmente imbecilli, come ingerire pillole di nitroglicerina cercando poi di farle esplodere andando a sbattere contro un muro, correndo.
Causare la morte di altri per colpa della propria imbecillità non è un credito per i Darwin Awards, ma causare la morte della propria prole a causa della propria stupidità potrebbe portare a una possibile candidatura. In questo caso, però, i genitori potrebbero fare altri figli, e continuare a comportarsi come degli stupidi, senza rimuovere i propri geni (portatori di stupidità) dal patrimonio genetico dell’umanità. Penso a quelli che non vaccinano i figli.
C’è un difetto biologico nei Darwin Awards: presuppongono che la stupidità sia genetica. Non lo è. La stupidità è un male curabile. Una parte della mia, per esempio, fu curata da mio padre quando mi fece prendere quella provvidenziale zuccata. La nostra è una specie che impara. Il periodo più pericoloso è quello in cui ci sono ancora moltissime cose da imparare e si crede di aver già imparato tutto.
La stupidità è la prima causa di morte nelle fasce di età più giovani. Come c’è la lega contro i tumori, ci dovrebbe essere la lega contro la stupidità. Credo che salverebbe più vite di quante ne abbia salvate Veronesi.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, sabato 6 maggio 2017]