L’impero del Mali e le sue leggi

di Giuseppe Spedicato e Toure Toumany

Il mansa del Mali, attraversando il Cairo diretto alla Mecca in pellegrinaggio, aveva fatto crollare il valore del dinar egiziano per la grande quantità d’oro che lui e il suo seguito avevano gettato sul mercato. Era l’oro del Mali che aveva alimentato il commercio di mezzo mondo civile e che forniva allora il metallo per le prime monete d’oro europee dopo i tempi dei romani. Si diceva che l’imperatore installato sotto un grande ombrello sormontato dall’effige in oro di un uccello, governasse su un regno di “quattro mesi di viaggio in lunghezza e altrettanti in larghezza”.

Davidson, B. “La civiltà africana”, Giulio Einaudi Editore, Torino, 1972, pag. 161.

 

Premessa


I popoli della savana, che appartenevano a più reami rivali, dopo la fine dell’impero del Ghana (intorno all’anno 1086), erano spesso in guerra tra di loro. Nella regione regnava fame, disordine e violenza. Soundiata Keita, dopo la vittoria contro il Re del Sosso a Kirina (1236), conquista tutti i regni della regione e forma l’Impero del Mali (1230 – 1545). Viene proclamato Mansa, che significa “Re dei Re”. Il suo regno (1230 – 1255) è ricordato per essere un’epoca di pace, prosperità e libertà. L’Impero (che si estendeva sugli attuali Stati: Mali, Burkina Faso, Senegal, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Mauritania e gran parte della Costa d’Avorio), viene dotato di una efficiente organizzazione amministrativa e militare e ben presto diventa un importante luogo di collegamento tra i popoli nomadi del Sahara ed i popoli dell’Africa nera equatoriale.

All’indomani della vittoria contro il Re Sosso, Soundiata Keita si rende conto che per assicurare la pace e la prosperità deve dare regole comuni a tutte le popolazioni dell’Impero. Regole comuni a popolazioni che per lungo tempo erano state in guerra tra di loro anche per ragioni razziali. Soundiata Keita si rende anche conto che tali regole devono essere accolte da tutti i popoli e di conseguenza, devono apparire come regole non estranee a nessuna delle culture dei popoli dell’Impero. “Il Re dei Re” pertanto, riunisce a Kurukan FuKa, nel cuore del Manden (a 90 km da Bamako), le 12 tribù del Manden e quelle dei loro alleati per dire “mai più accada quanto è accaduto!”. Vengono così proposte regole, principi, testi per regolare la vita del grande Manden. Si riportano di seguito alcune sintesi.

LA CARTA DI KURUKANFUKA


I tradizionali rappresentanti del Manden, ed i loro alleati, si sono riuniti nel 1236 a KURUKAN FuKa, attuale circoscrizione di Kangaba (Repubblica del Mali), dopo la storica battaglia di Kirina ed hanno adottato e promulgato la seguente Carta per governare la vita del grande raggruppamento Mandinka.

 

I DELL’ORGANIZZAZIONE SOCIALE


Articolo 1: La società del grande Mandé è suddivisa come segue:

. Sedici (16) “Ton tadjon” o portatori di faretra.

. Quattro (4) “Mansa si” o tribù principesche.

. Cinque (5) “Mori Kanda” o classe di marabutti.

. Cinque (5) “Nyamakala” o classe dei mestieri.

Ogni gruppo ha un ruolo e una specifica attività.

Articolo 2: I “Nyamakala” devono dire la verità ai capi, essere i loro consiglieri e difendere, verbalmente, le regole e l’ordine in tutto l’impero.

Articolo 3: “Mori kanda” sono i nostri maestri ed i nostri educatori nell’Islam. Tutti devono rispettarli e tenerli in considerazione.

Articolo 4: La società è suddivisa in fasce di età. Alla testa di ciascuna di esse viene eletto un capo. Sono della stessa classe di età le persone (uomini o donne) nate nel corso di un periodo di tre anni consecutivi.

I “Kangbè” (classe intermedia tra i giovani e gli anziani) devono partecipare all’adozione delle decisioni più importanti riguardanti la società.

Articolo 5: Ogni individuo ha diritto alla vita ed alla tutela dell’integrità fisica. Di conseguenza, qualsiasi atto pregiudizievole alla vita altrui è punibile con la morte.

Articolo 6: Per vincere la battaglia della prosperità è istituito il “Könögbèn Wölö”(una modalità di monitoraggio per combattere la pigrizia e l’ozio).

Articolo 7: E ‘stabilito tra i Mandinka il “Sanankunya” (solidarietà tra i vicini) ed il “Tanamanyöya” (una forma di totemismo). Di conseguenza, qualsiasi controversia che dovesse insorgere tra di loro non deve degenerare.

Tra cognati e cognate, tra nonni e bambini, la regola deve essere la tolleranza ed il non arrabbiarsi.

Articolo 8: La famiglia KEITA è designata famiglia regnante sull’Impero.

Articolo 9: L’educazione dei bambini spetta all’insieme della società. La potestà paterna pertanto, spetta a tutti.

Articolo 10: Diamoci reciprocamente le condoglianze.

Articolo 11: Quando vostra moglie o il vostro bambino fugge, non cercateli presso il vicino.

Articolo 12: La successione essendo patrilineare, non da mai il potere ad un figlio quando uno solo dei suoi padri è in vita.

Mai dare potere ad un minorenne solo perché possiede proprietà.

Articolo 13: Non offendere mai i “Nyaras” (i griot).

Articolo 14: Non offendere mai le donne, le nostre madri.

Articolo 15: Non mettere mai le mani su una donna sposata senza che prima sia intervenuto suo marito senza successo.

Articolo 16: In aggiunta alle loro occupazioni quotidiane, le donne devono essere coinvolte in tutte le nostre decisioni.

Articolo 17: Le bugie che sono restate tali per 40 anni devono essere considerate verità.

Articolo 18: Rispettare il diritto di primogenitura.

Articolo 19: Ogni uomo ha due suoceri (che deve considerare come genitori): i genitori della ragazza che non ha avuto in sposa e la parola che (lei) ha pronunciato senza costrizione. Si deve loro rispetto e considerazione.

Articolo 20: Non maltrattate gli schiavi, concedete loro un giorno di riposo a settimana e fate in modo che essi cessino di lavorare ad orari ragionevoli. Si è padrone dello schiavo ma non del sacco che egli porta.

Articolo 21: Non fate oggetto delle vostre attenzioni le mogli: del capo, del vicino, del marabout, del guaritore, dell’amico e dell’associato.

Articolo 22: La vanità è segno di debolezza, l’umiltà è segno di grandezza.

Articolo 23: Non traditevi mai. Rispettate la parola d’onore.

Articolo 24: Non fate torto agli stranieri.

Sezione 25: L’ambasciatore non rischia nulla nel territorio Manden.

Articolo 26: Il toro affidato non deve dirigere il recinto.

Articolo 27: La ragazza può essere sposata appena raggiunge la pubertà senza determinazione d’età. La scelta dei suoi genitori deve essere rispettata indipendentemente dal numero dei pretendenti.

Il ragazzo si può sposare a partire dal ventesimo anno d’età.

Articolo 28: La dote è fissata in 3 bovini: uno per la ragazza, due per madre e padre.

Articolo 29: Il divorzio è consentito per una delle seguenti cause:

– l’impotenza del marito;

– la follia di uno dei congiungi;

– l’incapacità del marito di assumere gli obblighi nati dal matrimonio.

Il divorzio deve essere pronunciato fuori dal villaggio.

Articolo 30: Aiutiamo coloro che hanno bisogno.

Articolo 31: Rispettiamo parentela, matrimonio e vicinato.

Articolo 32: Uccidete il vostro nemico, ma non lo umiliare.

Articolo 33: Nelle grandi assemblee, accontentatevi dei vostri legittimi rappresentanti e tolleratevi gli uni con gli altri.

 

II – DEI BENI


Articolo 34: Ci sono cinque modi per acquisire la proprietà: l’acquisto, la donazione, lo scambio, il lavoro e la successione. Ogni altra forma senza testimonianza convincente è dubbia.

Articolo 35: Ogni oggetto trovato senza proprietario conosciuto diventa proprietà comune solo dopo quattro anni.

Articolo 36: La quarta parte di una giovenca affidata è di proprietà del custode.

Articolo 37: Un bovino deve essere scambiato con quattro pecore o quattro capre.

Articolo 38: Un uovo su quattro è di proprietà del custode della gallina ovaiola.

Articolo 39: Per soddisfare la fame non è un furto se non si ha nulla nella borsa o in tasca.

 

III – DELLA TUTELA DELLA NATURA


Articolo 40: La foresta è il nostro bene più grande, ciascuno deve proteggerla e tutelarla per il benessere di tutti.

Articolo 41: Prima di appiccare il fuoco nella foresta non guardate a terra, alzate la testa in direzione delle cime degli alberi.

Articolo 42: Gli animali domestici devono essere tenuti legati nel periodo della coltivazione e liberati dopo i raccolti. Il cane, il gatto, l’anatra ed il pollame non sono sottomessi a tale regola.

 

IV – DISPOSIZIONI FINALI


Articolo 43: Balla Fasséké KOUYATE è nominato grande capo delle cerimonie e mediatore principale del Manden. Lui è autorizzato a burlarsi di tutte le tribù, soprattutto della famiglia reale.

Articolo 44: Tutti coloro che violeranno queste regole saranno puniti. Ognuno è responsabile di vegliare sul loro rispetto su tutto il territorio imperiale.

 

LA PROCLAMAZIONE DEL MANDEN


L’era di Soundiata Keita, sovrano del Mali, si aprì con un atto senza precedenti nella storia dell’umanità: la proclamazione dell’abolizione della schiavitù e della tratta nel territorio del Manden. Nel giorno dell’intronizzazione di Sondiata Keita fu solennemente proclamata oralmente la carta di di Manden, che probabilmente può essere considerata come una delle prime dichiarazioni dei diritti dell’uomo. La Carta o Giuramento di Manden si rivolge a tutto il mondo (“alle 12 parti del mondo”, “alle orecchie del mondo intero”) e proclama:

L’impero Mandinka è fondato sull’intesa e la concordia, la libertà e la fraternità.

Ogni vita umana è una vita. È vero che una vita appare al mondo prima di un’altra vita, ma una vita non è più anziana e più rispettabile di un’altra vita pertanto, una vita non è superiore ad un’altra vita.

Ogni vita essendo vita, esige riparazione per tutti i torti ad essa causati. Di conseguenza, nessuno prenda gratuitamente dal suo vicino, nessuno causi torto al suo prossimo, nessuno martirizzi il suo simile.

Che ciascuno vegli sul suo prossimo, che ciascuno veneri i propri genitori, che ciascuno educhi i suoi figli, che ciascuno incontri (provveda ai bisogni) i membri della propria famiglia.

Che ciascuno vegli sul paese dei suoi padri. Per paese o patria si deve intendere anche e soprattutto gli uomini.

Non c’è peggior calamità della fame e della schiavitù, che causano desolazione.

Finché avremo arco e faretra la fame non ucciderà più alcuno nel Manden. Se per sventura la carestia verrà a infierire, la guerra non distruggerà più alcun villaggio per procurarsi schiavi. Più nessuno metterà il morso alla bocca del suo simile per venderlo, nessuno sarà picchiato o messo a morte perché figlio di schiavi.

A partire da oggi la schiavitù è proibita da un muro all’altro del regno del Manden, la razzia è messa al bando.

A partire da oggi i tormenti nati da questi orrori sono finiti nel Manden.

Che prova, che tormento! Soprattutto quando l’oppresso non dispone di alcun sostegno. Che miseria (decadimento) è la schiavitù!.

Lo schiavo non gode di alcuna considerazione in alcun luogo del mondo.

L’uomo in quanto individuo, fatto di ossa e di carne, di midollo e di nervi, si nutre di alimenti e bevande; ma la sua anima, il suo spirito vive di tre cose:

vedere ciò che desidera vedere;

dire ciò che desidera dire;

fare ciò che desidera fare.

Se all’anima una sola di queste cose viene a mancare essa ne soffrirà. Sicuramente si indebolirà. Pertanto, i cacciatori dichiarano:

ciascuno dispone, d’ora in avanti, della propria persona

ciascuno è libero dei suoi atti nel rispetto dei limiti delle leggi della Patria.

Questo è il giuramento del Manden indirizzato alle orecchie del mondo intero.

 

Questa voce è stata pubblicata in Culture, credenze e popoli e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *