di Rosario Coluccia
Sulle pagine Facebook dell’ENEA (Ente Nazionale Efficienza Energetica) e dell’Accademia della Crusca qualche giorno fa è apparso il seguente post. «Scarica #ChargeMe, la nuova app brevettata dall’ENEA che trasforma i messaggi di testo in energia per ricaricare contactless la batteria dello smartphone del destinatario. L’applicazione è disponibile cliccando l’immagine qui sotto, si basa su una tecnologia innovativa che converte le onde elettromagnetiche in microwatt, grazie a un algoritmo ideato dagli esperti dell’Accademia della Crusca che calcola il valore di “carica energetica” di ogni parola già in fase di digitazione».
E dunque. Gli esperti dell’Accademia della Crusca hanno inventato un algoritmo che calcola l’energia contenuta nelle parole, in tutte le parole della lingua italiana (i vocabolari ne contano circa 120-130 mila, anche se ne normalmente ne usiamo molte di meno). E i ricercatori dell’ENEA hanno brevettato una app che permette di trasformare la potenziale carica energetica contenuta nelle parole in energia reale, nel preciso momento in cui le digitiamo su uno smartphone. Scriviamo un messaggio, lo mandiamo ad un destinatario qualsiasi e la batteria del suo cellulare miracolosamente si ricarica. Molto meglio degli ecobonus, delle misure per promuovere l’efficienza energetica e degli incentivi economici che gli esperti propongono ai cittadini per invogliarli a interventi di efficientamento di parti comuni degli edifici condominiali e di singole abitazioni (efficientamento: che brutta parola, anche se il significato è chiaro!). Con la nuova app la soluzione dei problemi energetici italiani è regalata, è gratis, non richiede nessun impegno. La collaborazione tra Accademia della Crusca e ENEA ha fatto diventare l’Italia il paese di Bengodi, abbiamo risolto i problemi dell’energia senza sforzo e senza inquinamento, evviva. Basta un click.Sarebbe bello, ma non è così. A chi, attratto dal miraggio di avere energia illimitata e all’infinito, clicca davvero sull’immagine che si vede sui siti Facebook, invece dell’app promessa appare la figura di un pesce sorridente con la scritta: «Non esiste ancora un’app capace di trasformare le parole in energia, ma esistono parole che ci possono aiutare a risparmiarla. È importante conoscerle e usarle bene per coinvolgere gli altri e migliorare insieme il nostro futuro». Nelle bolle che escono dalla bocca del pesce, si leggono dieci parole-chiave per risparmiare energia: «efficienza energetica, casa intelligente, etichetta energetica, ecobonus, economia circolare, impronta di carbonio, lavori verdi, mobilità sostenibile, led, emissioni zero».
Il piccolo mistero si capisce controllando la data del post: è il primo aprile, e dunque si tratta di un pesce d’aprile, uno scherzo non malevolo, anzi benefico. Ci invoglia ad agire in modo virtuoso, con vantaggi generali. Un pesce d’aprile in piena regola con l’obiettivo di richiamare l’attenzione della vasta platea di utenti di social network, soprattutto i più giovani, sull’importanza del risparmio energetico. L’iniziativa si colloca nell’ambito della Campagna d’informazione sull’efficienza energetica condotta dall’ENEA e che ha avuto come complici di eccezione «Caterpillar», il programma di Radio Due noto per il suo impegno sui temi della sostenibilità e l’Accademia della Crusca, la più antica accademia linguistica del mondo nata a Firenze nel 1583. Per rafforzare il “pesce” e renderlo ancora più credibile, «Caterpillar» ha pubblicizzato l’EnergyFishingProject (Il “progetto energetico per pescare pesci”), coordinato dalla ricercatrice Elsa Percepi (anagramma di “pesce aprile”). Il progetto punta a sviluppare strumenti e tecnologie per produrre energia anche da attività e comportamenti che non hanno quest’obiettivo primario. Inoltre, sempre attraverso «Caterpillar», è stata citata una tecnologia alla quale l’ENEA sta lavorando realmente che è quella di ricarica per l’auto elettrica attraverso onde elettromagnetiche.
E insomma: pesce d’aprile sì, ma poggiato su contenuti reali, dal punto di vista energetico e dal punto di vista linguistico. L’Accademia della Crusca, per la parte che la riguarda, ha selezionato e definito insieme all’ENEA le dieci parole-chiave dell’efficienza energetica da utilizzare anche per fare “passa parola” con parenti e amici. Grazie all’Accademia è stato possibile far sì che termini inglesi molto utilizzati come smart home, green jobs, carbon footprint venissero tradotti in italiano, in modo comprensibile a tutti, per potersi affermare sempre di più nel linguaggio dell’uso comune.
Non è un’iniziativa isolata o estemporanea. Si diffonde sempre più nel paese l’insofferenza per gli anglismi inutili o snobistici, parole straniere che vengono usate, a volte a sproposito, al posto di altre italiane perfettamente funzionali e comprensibili: coffee break (non abbiamo «pausa caffé»?), meeting point (non abbiamo «punto d’incontro»?), body guard (non abbiamo «guardia del corpo»?), ecc. Non va meglio tra i politici: parlano di jobs act (invece di «legge sul lavoro»), di spending rewiew (invece di «revisione della spesa»), di quantitative easing (invece di «immissione di liquidità»). A volte qualche risultato si ottiene, nonostante il contagio del morbus anglicus. In RAI un paio di denominazione inglesi sono state opportunamente abbandonate a vantaggio di quelle italiane: da Rai international si è passati a Rai Italia, da Rai Educational a Rai cultura.
La questione è complessa, non riguarda solo i singoli: coinvolge strutture importanti, la politica, perfino le istituzioni. Si deve agire in maniera sistematica. Dal 2015 è attivo presso l’Accademia della Crusca il gruppo «Incipit», che ha lo scopo di monitorare i forestierismi incipienti, nella fase in cui si affacciano alla lingua italiana e prima che prendano piede. Il gruppo si è formato dopo la petizione delle 70.000 firme raccolte da “#Dilloinitaliano”, una petizione per invitare il governo italiano, le amministrazioni pubbliche, i media, le imprese a parlare e scrivere un po’ di più (e un po’ meglio) in italiano. Del gruppo fanno parte studiosi e specialisti della comunicazione italiani e svizzeri che si propongono di esprimere un parere sui forestierismi di nuovo arrivo nella nostra lingua, suggerire alternative comprensibili e adeguate, con ricadute sulla lingua d’uso comune.
Ecco qualche suggerimento del gruppo. Usiamo «collaborazione volontaria» invece di «voluntary disclosure», per indicare l’azione di chi autonomamente dichiara al fisco i capitali indebitamente posseduti all’estero. Usiamo «lavoro agile» invece di «smart working», per indicare la nuova forma di tele-lavoro che permetterà ai dipendenti svolgere la loro attività in modo più flessibile, ad esempio dalle loro case, per via telematica. Commento dettagliatamente un esempio. Spesso per far riferimento ai «Centri di identificazione dei migranti» si ricorre all’espressione «Hot spots», che davvero può ingannare. Nella nostra lingua la parola «hot» richiama altre espressioni che nulla hanno che vedere con i migranti. Pensate a «hot pants» ‘calzoncini femminili molto aderenti e corti’ locuzione angloamericana composta di hot ‘bollente’ e pants ‘pantaloni’, propriamente ‘calzoni bollenti’; o a «hot dog» che indica un ‘panino di forma allungata, imbottito con un würstel e spalmato di senape’; o a @hotmail, il più grande servizio di posta elettronica del mondo, nato nel 1995. Oppure ha una valenza sessuale, come leggiamo in richiami del tipo: «tutte le hot news, i video scandalo e quelli dei personaggi famosi» o «Belen & Michelle Hunziker: ecco il balletto hot censurato da Canale 5», che pubblicizza il video di un balletto di Belen Rodriguez e Michelle Hunziker, che ha totalizzato circa mezzo milione di visualizzazioni in pochi giorni.
L’italiano è trasparente, si capisce assai meglio. Attraverso l’uso appropriato della lingua si contribuisce allo sviluppo di una migliore coscienza civile. Senza autoritarismi, nella lingua non esistono dittature, i parlanti scelgono liberamente. Ma è bene essere consapevoli delle implicazioni e delle scelte, esercitare la capacità critica, così funziona la democrazia (nella lingua e nella vita).
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 16 aprile 2017]
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 16 aprile 2017]