Gaetano Minafra, Arte contemporanea 6. Apparizione lunare

Terre abbinate con colori acrilici, metallo, plex e pietre preziose, cm. 53 x 53, anno 2020.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Sugli scogli 27. Calma piatta

di Nello De Pascalis

Corpi divorati dalla noia

non hanno onde

da cavalcare, né vele.

È calma piatta, qui,

è cecità: un venir meno

alle urgenze.

Un chiodo fisso:

se si alza il vento

che sia tornado,

tempesta e assalto

a smuovere coscienze impigrite.

Parafrasando Joplin:

ho amato mille posti di mare,

ma sempre torno

tra odiose iniquità

e voli obliqui di nibbio.

Pubblicato in Poesia | Contrassegnato | Lascia un commento

La grandezza di Leopardi così diversa per ciascuno

 di  Antonio Errico

Giacomo Leopardi non esiste. Certo, ha avuto un tempo della vita vera, ma poi si è trasformato in una gigantesca figura dell’immaginario. Così, ognuno di noi ha il suo Leopardi – dentro – che solo un po’ è com’è stato veramente, soltanto un poco e a volte molto vagamente.

Sergio Rubini ha raccontato il suo Leopardi. Quando si racconta di un gigante, può anche accadere che il modo in cui la storia viene raccontata a qualcuno non piaccia. Proprio perché si tratta di un gigante.  Però, al di là di ogni considerazione, di ogni interpretazione personale e sentimentale, il film di Rubini trova il suo significato essenziale nel fatto d’essere riuscito a richiamare l’attenzione dei ragazzi. Che se uno di loro, uno soltanto, andrà a rileggersi L’infinito, allora vorrà dire che il film un miracolo lo ha compiuto.

Ognuno di noi ha il suo Leopardi dentro: se lo è configurato nel corso degli anni, lo ha elaborato, ha lasciato che si stratificasse, lettura dopo lettura, con la lettura degli stessi versi in tempi diversi. In tempi diversi ognuno di noi ha dato un significato ulteriore a quella reticenza terribile e stupenda che esplode alla fine del Sabato del villaggio, per esempio: “altro dirti non vo’”. A quindici anni significa una cosa, a trenta un’altra, a cinquanta un’altra ancora. A quindici anni ci si domanda che cosa non vuole dire, a trenta si comincia ad intuire, a cinquanta lo si capisce perfettamente, e si capisce perfettamente che ha fatto bene a non fartelo capire quando ne avevi quindici.

Pubblicato in Cinema, Letteratura | Contrassegnato | Lascia un commento

Convegno Internazionale su Schopenhauer – Lecce, 15-16 gennaio 2025


Il 15 e 16 gennaio si svolgerà a Lecce un importante convegno internazionale su Schopenhauer che, oltre all’alto valore scientifico, avrà anche un profondo significato morale, dal momento che sarà dedicato a Sossio Giametta. Non a caso, si aprirà il giorno del primo anniversario della sua morte, avvenuta il 15 gennaio 2024.
Pubblicato in Avvisi locandine e comunicati stampa | Lascia un commento

Taccuino di traduzioni 16. Philippe Jaccottet

di Antonio Devicienti

Plus aucun souffle.

Comme quand le vent du matin

a eu raison

de la dernière bougie.

Il y a en nous un si profond silence

qu’une comète

en route vers la nuit des filles de nos filles, nous l’entendrions.

.

Cessato ogni soffiare.

Come quando il vento del mattino

ha soverchiato

l’ultima candela.

C’è in noi un silenzio così profondo

che una cometa –

sulla rotta incontro alla notte delle figlie delle nostre figlie –

noi l’udremmo.

Nota: Appartengono al libro pubblicato nel 1969 e intitolato Leçons i versi che ho scelto di tradurre qui; lezioni sempre apprese e mai date queste di Jaccottet il quale, anzi, in un altro suo testo si definisce l’ignorante.

Chi scrive lo fa sempre in veste di allievo, di apprendista, di scolaro del mondo e della natura, dell’esistenza e del pensiero – per questo appare fondante la dialettica tra silenzio e suono che, nelle abissali distanze di spazio e di tempo, prepara la scrittura non quale accensione di sapienza, ma quale umile traccia di chi sta in ascolto, di chi imparando dal silenzio sommessamente parla (scrive).

Pubblicato in Poesia, Traduzioni di Antonio Devicienti | Contrassegnato | Lascia un commento

Una lettera di… 17: una lettera di Giacinto Urso (nel trigesimo della scomparsa)

di Antonio Lucio Giannone

Lecce 23. XI. 2010

Chiarissimo Prof. Giannone,

Seguo, con interesse e anche con commozione, il Suo impegno per far conoscere appieno Vittorio Bodini, mio maestro d’italiano nel Liceo “Colonna” di Galatina negli anni ’40.

Rammento le sue lezioni di letterato ma anche di gioioso ispanista, amante delle belle ragazze attraverso un carteggio epistolare, che, ogni tanto, passava a me – capo classe – per il riscontro. Uno  dei tanti segni della sua soave “stravaganza”.

Tra l’altro, io non conoscevo una parola di spagnolo, né potevo surrogare i suoi pensieri d’amore.

Aggiungo che noi alunni – acerbi nel giudizio – lo consideravamo un “folle letterato”.

Invece, il prof. Bodini nascondeva in sé immensi talenti, che, oggi, tornano a sbocciare nel suo, finalmente, riconosciuto valore poetico. Grazie anche a lei.

Con sentite cordialità.

Giacinto Urso

Pubblicato in Anniversari, Necrologi, Commemorazioni e Ricordi, Bodiniana, Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari | Contrassegnato , | Lascia un commento

Carteggio Mario Marti – Gianluca Virgilio 2. “Cosa vuoi, caro Gianluca! Alla mia età…”

a cura di Gianluca Virgilio

A partire dalla lettera del 9 giugno 2009 Marti mi darà del tu mentre io manterrò il lei di rispetto fino alla fine della nostra corrispondenza. Marti esprime ancora il suo apprezzamento e la sua gratitudine per l’articolo che gli avevo dedicato. Inoltre, afferma di non ricordare il nostro primo incontro a Soleto nell’agosto del 1993 (in effetti erano passato sedici anni!). Infine, il suo pensiero va a mio padre, Giuseppe Virgilio, suo vecchio alunno al Liceo “Colonna” di Galatina settant’anni prima. Sui rapporti tra Giuseppe Virgilio e Mario Marti, si leggano, in questo sito, i seguenti articoli:

“Un legame molto solido e molto antico”: lettera di Mario Marti a Giuseppe Virgilio

“Reminiscenze antiche”: lettera di Mario Marti a Giuseppe Virgilio

Pubblicato in Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari | Contrassegnato , | Lascia un commento

Letteratura latina medievale oltre il canone scolastico

di Antonio Montefusco

Il corposo (più di 700 pagine) volume curato da Francesco Stella (in collaborazione con Lucie Doležalová e Danuta Shanzer), dedicato alle letterature latine – al plurale – dell’epoca medievale e moderna, Latin Literatures of Medieval and Early Modern Times in Europe and Beyond. A millennium heritage, John Benjamins, Amsterdam, 2024, è uno strumento che modifica in profondità la nostra percezione dei fenomeni culturali pre-moderni. Il sottotitolo – “a millennium heritage”, e cioè “un patrimonio millenario” – disloca già questa percezione secondo le linee più recenti e aggressivamente aggiornate della riflessione sull’eredità culturale (racchiusa nell’anglismo heritage) e sottrae una disciplina classicamente accademica come la Letteratura latina medievale al destino di puro specialismo che le è riservato nel senso comune, e a volte anche degli studenti di lettere. In uno dei capitoli introduttivi, la studiosa francese Pascale Bourgain mostra come questa enorme riserva di testi e opere sia allo stesso tempo strumento e oggetto di incomprensione per gli studiosi dell’antichità e del medioevo. Possiamo percepire le latinità medievali e moderne come decadenza oppure come strumento di rallentamento dello sviluppo inarrestabile delle lingue volgari o addirittura come una lunga congerie di fonti inaffidabili perché sottoposte continuamente alle pressioni del potere e a una percezione distorta se non addirittura superstiziosa della realtà.

Pregiudiziali di questo tipo hanno pesato, e pesano ancora, nello spazio ridotto che la disciplina universitaria ha nei nostri ordinamenti – per non dire nelle scuole, dove il latino è relegato a un canone ristrettissimo che non varca il IV secolo e che non arriva alla ventina di autori, nonostante gli esametri di Geoffrey de Monmouth dedicati a mago Merlino abbiano ben poco da invidiare a Tibullo e Virgilio, così come la prosa cancelleresca di Tommaso da Capua e Pier della Vigna non è inferiore a quella di Cicerone o di Tacito. Da lungo tempo Francesco Stella (oltre che curatore, autore di uno dei saggi più programmatici del libro) insiste sul ritardo ormai non più sopportabile con l’esigenza di offrire alla coscienza degli studenti un quadro perlomeno europeo, se non globale, della latinità.

Pubblicato in Letteratura, Recensioni e segnalazioni | Contrassegnato | Lascia un commento

Luigi Latino, Essential

Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Gioventù salentina 6. Il centro sociale di Via Marche. Il racconto di Massimiliano Martines (2 ottobre 2006)

a cura di Gianluca Virgilio

Massimiliano, quando e dove sei nato?

Il 14 aprile del 1974, a Galatina, dove ho passato tutta la mia infanzia e giovinezza, fino a ventuno anni circa.

Quale lavoro svolgevano i tuoi genitori?

Mia madre era insegnante, adesso è in pensione, mio padre è un impiegato INPS.

Che tipo di cultura (politica, religiosa e quantaltro) avevano i tuoi genitori?

Mia madre non ha una cultura politica, ha sempre votato quello che io le consigliavo (con un pizzico di controvoglia credo). Mio padre invece è stato sempre di centro, ondivago tra la democrazia cristiana e il partito repubblicano, con cui è anche stato candidato. I suoi punti di riferimento sono stati Beniamino De Maria, col quale ha lavorato per anni, e Nino Lisi. Adesso si dice di destra, ma lo fa per contrastarmi bonariamente: è la modalità che utilizza per intavolare una qualche discussione con me che tendenzialmente mi chiudo a riccio e dialogo poco coi miei genitori, mentre quando si parla di politica mi infervoro e divento un po’ più loquace. Ecco, credo che sia proprio questo: un bonario velleitarismo, un modo per comunicare a me e  ai miei fratelli (seppure in misura minore) la voglia e il desiderio che ha di parlare con noi, ma lo fa nella maniera sbagliata, in quanto le sue posizioni rispecchiano l’adesione a un ruolo che non gli compete, ridicolo direi, quello di “padre con dei valori da difendere”. A me questo conservatorismo posticcio mi fa sorridere, se non proprio arrabbiare. Alla fine credo che se mio padre vivesse a Bologna, invece che a Galatina, parlerebbe in maniera diversa, purtroppo l’ambiente incide molto nella definizione delle tendenze e trangugia avidamente anche le sensibilità più accese.

Pubblicato in Gioventù salentina di Gianluca Virgilio, I mille e un racconto, Interviste | Contrassegnato , | Lascia un commento

Per Aldo

di Paolo Vincenti

Aldo D’Antico era uno dei miei più grandi amici. Gli devo molto. Quando ho iniziato a scrivere e pubblicare è stato uno dei primi a credere in me e ad incoraggiarmi. Nutrivo per lui una stima immensa ed un affetto che credo di poter dire fosse del tutto ricambiato. “Paulucciu!” mi chiamava, con la sua voce squillante, rispondendo al telefono o nei nostri incontri, con un misto di tenerezza e sfottò. La nostra frequentazione era assidua, tanti i progetti realizzati insieme, tanti ancora quelli da realizzare e che ormai non troveranno compimento. È triste per me sapere che non è più. Nel 2007, dopo qualche anno di scritture in cui mi ero occupato prevalentemente di cronache culturali parabitane, decidemmo di realizzare un volume che raccogliesse quei miei scritti, perché non andassero perduti, e fu così pubblicato dal Laboratorio editore, Di Parabita e di Parabitani. Il libro si focalizzava sulla città e sulla sua storia, sui personaggi illustri, sugli studiosi parabitani, fra cui Aldo de Bernart, Ortensio Seclì, Mario Cala, dei quali tracciavo un esaustivo (per quel momento) profilo bio-bigliografico, e poi sui poeti, saggisti, artisti. Il libro era arricchito da una nota finale di Aldo D’Antico e una Postfazione di Aldo de Bernart.

Pubblicato in Anniversari, Necrologi, Commemorazioni e Ricordi | Contrassegnato | Lascia un commento

Citazioni 27. Il Poeta e il sacrista: una lettera portata dal vento

“Carlo Porta, trovandosi un giorno in cima del Duomo, fa le sue occorrenze. Si forbisce con una lettera, che il vento porta poi via. Ma la raccoglie un sacrista, che leggendovi il nome di Porta (di cui era entusiasta), va a portarla alla casa di questi. Nè la lettera era sudicia per essere Porta, come il più de’ letterati, stitico… Il sacrista trova il Poeta a tavola: gli espone il perché della visita. Porta ne lo ringrazia di cuore, e per dimostrargli in qualche modo la sua riconoscenza, toglie da un piatto tre o quattro biscotti, li avvolge nella restituitagli lettera, e dona il tutto al sagrista. -“

Carlo Dossi, Note azzurre 2742, Adelphi, Milano 1988 (II edizione), p. 272.

Pubblicato in Citazioni | Lascia un commento

Site transitoire

di Antonio Prete

                                      a Jean-Paul Philippe

Dove l’onda di creta trascolora

rugosa e s’abbrunisce sul crinale

difeso dalla linea dei cipressi,

dove un resto di dolcezza trascorre

sulla pelle arida d’un giallo perso

nel verde settembrino,

                                        il tuo basalto

si leva contro l’incendio che avvampa, 

laggiù, tra terra e cielo.

Corpo glorioso sull’altare viola

del tramonto.  

                        Finestra che incornicia

torri e destini, nuvole  e pensieri.

.

La pietra grida alla sera il suo azzardo :

poter dare una forma

a questa privazione d’infinito.

Pubblicato in Poesia, Tutto è sempre ora di Antonio Prete | Contrassegnato | Lascia un commento

Due sogni

di Gianluca Virgilio

Il primo giorno di scuola

Mi avevano mandato a insegnare nella succursale del liceo. Al mio arrivo, mi accoglie il bidello, un tipo alto e magro, mai visto prima, e mi guida fin dentro l’aula, dove avrei dovuto insegnare. Abbiamo disceso pochi gradini, lui avanti e io indietro, ritrovandoci in un seminterrato, illuminato dalla luce di un neon, senza la quale sarebbe stato buio pesto. C’era un gruppo di studenti, una ventina, nel centro della stanza, l’uno accanto all’altro, come un gregge. Sembrava che non badassero minimamente al nuovo insegnante, mentre parlavano con una certa disinvoltura, senza muoversi dal loro banco, tra loro e con il bidello, ma io non capivo precisamente cosa si dicessero. Ho pensato che parlassero di me. Ho cercato di richiamare la loro attenzione, distraendoli dal bidello, che non mostrava di voler abbandonare l’aula. Niente. Mi guardavano con un’aria di sufficienza dipinta nei volti pallidi e inespressivi, come per dire: <<Chi è questo qui?>>, ma senza dimostrare alcun interesse, con un sorriso di circostanza e anche un po’ ironico. Per stupirli, ho chiesto se sapessero indicarmi il nome del luogo in cui eravamo, in cui si trovava la succursale, dal momento che io avevo sempre insegnato nella sede centrale ed era la prima volta che mi recavo in quel posto. Nessuno che si degnasse di darmi una risposta. Era evidente che si erano messi d’accordo per snobbarmi, per farmi sentire, sin dal primo giorno, una nullità. Ho pensato, dunque, che il bidello fosse rimasto lì per darmi man forte, questa poteva essere la sola ragione per cui non se ne era andato via subito. Se le cose stavano così, poteva rispondere lui alla domanda. Ma il bidello taceva e accennava di non sapere dove ci trovassimo; come, dunque, come poteva essermi utile? Pensavo di stupire i miei nuovi allievi con quella domanda, ma l’unico che si fosse davvero stupito ero io.

Pubblicato in I mille e un racconto, Vita nuova e altri racconti di Gianluca Virgilio | Contrassegnato | Lascia un commento

Manco p’a capa 235. Chaparral

di Ferdinando Boero

Da Wikipedia: Chaparral sui Monti di Santa Ynez, nei pressi di Santa Barbara, California.

Quando seguii il corso di Ecologia all’Università di Genova il prof. Enrico Martini fece una lezione sulle pinete impiantate nel periodo fascista. Ci spiegò che i pini non permettono la formazione di fitto sottobosco e favoriscono gli incendi, mentre la macchia mediterranea, tipica del nostro clima, è addirittura favorita dal fuoco, che innesca la germinazione dei semi. Dove il clima è mediterraneo, come in California, la vegetazione è simile alla nostra macchia e viene chiamata chaparral. È il chaparral della California del sud, nei dintorni di Los Angeles, ad andare a fuoco in questi giorni. La stessa vegetazione si trova anche in Baja California, in Messico.
Nella California del sud ci sono moltissime abitazioni e, nei dintorni di Los Angeles, ci sono le ville delle star. Il territorio della Baja California è quasi deserto. La California del sud è molto curata e gli incendi sono prontamente spenti, mentre in Baja California si spengono da soli. Paradossalmente, il territorio molto curato è sempre più vulnerabile agli incendi, anche per l’uso di piante esotiche non resistenti al fuoco, mentre il territorio abbandonato a se stesso quasi non ha problemi (visto che non brucia la casa di qualcuno). Quel che sta avvenendo a Los Angeles è una bruciante conseguenza di una gestione errata del territorio.
La vegetazione australiana ha caratteristiche simili a macchia e chaparral e alcune specie, come gli eucalipti, contengono sostanze infiammabili che alimentano il fuoco che distrugge piante che competono per lo spazio. Gli eucalipti si riprendono dopo le fiamme, come il chaparral.

Pubblicato in Ecologia, Manco p’a capa di Ferdinando Boero | Contrassegnato | Lascia un commento

I resti di Babele 14. La cultura della sensibilità per interpretare il reale

di Antonio Errico

C’erano una volta contadini che non avevano fatto alcuna scuola ma che avevano una sensibilità amorosa verso un albero di ulivo. Lo crescevano. Lo accudivano.  Si spera che ce ne siano ancora. Poi i tempi sono cambiati e il concetto di sensibilità si è caricato sempre più della necessità di qualcosa che si potrebbe definire conoscenza dei significati.

Per esempio: la sensibilità si forma e matura con la conoscenza della storia in generale, indubbiamente: di quella dell’arte come particolare. Nella storia dell’arte è scritta l’evoluzione delle forme e dei significati con cui gli uomini hanno stabilito relazioni con il terreno e l’ultraterreno, con l’umano e il sovrumano, con il comprensibile e l’incomprensibile. Nella storia dell’arte si può rilevare l’umile arroganza dell’uomo che intende rappresentare quello che non si può rappresentare. Ma senza questa arroganza non avremmo mai avuto la Cappella Sistina. E’ una sensibilità nei confronti della limitatezza che osa sfidare l’illimitato.

Pubblicato in Prosa | Contrassegnato | Lascia un commento

Trasmissioni radio 18. Vóscele di Pasquale Fracasso

di Antonio Devicienti

In una precedente “trasmissione radio” (per la precisione la quinta ) avevo detto di alcune opere dell’artista di Alessano Pasquale Fracasso indissolubilmente legate alla cultura contadina della Terra d’Otranto.

Torno ora a parlare di una sua nuova opera realizzata nell’estate del 2023 intitolata Vóscele e costituita da una conca (o anche vassoio) di pietra chiara lavorata fino a renderla lucida dentro la quale sono sistemate molte piccole pietre nere, anch’esse lavorate fino alla lucidatura, ma che esplicitamente ricordano, nella forma, le olive nere, le vóscele appunto, o mature.         

È Pasquale Fracasso stesso a suggerirmi, in poche concise note manoscritte, che ‘e vóscele erano le olive “maturate” che venivano selezionate per preparare le pucce e che spesso costituivano la merenda durante la pausa per la raccolta giornaliera ed erano più buone di quelle conservate in salamoia; Pasquale mi ricorda poi che i piatti di olive comparivano di frequente per le strade di quartiere, portati da bambini o da donne da una casa all’altra assieme al lievito madre che veniva mantenuto a turno dalle madri-massaie e che nelle conche di pietre calcaree si deposita l’acqua piovana e si depositavano, anche, le olive – lì ci si approvvigionava di acqua e di cibo.

Pubblicato in Arte, Trasmissioni radio di Antonio Devicienti | Contrassegnato | Lascia un commento

Gaetano Minafra, Arte contemporanea 5. Xylella

Colori acrilici su tela, cm. 75 x 65, anno 2021.
Pubblicato in Arte, Artisti contemporanei galatinesi | Contrassegnato | Lascia un commento

Carteggio Mario Marti – Gianluca Virgilio 1. L’inizio

a cura di Gianluca Virgilio

Nell’imminenza del decennale della scomparsa (4 febbraio 2015) di Mario Marti, metto a disposizione del lettore il mio carteggio con Mario Marti, che ho conservato, come si fa con tutto ciò a cui abbiamo dato e continuiamo a dare una grande importanza affettiva, almeno in relazione alla nostra formazione intellettuale. Il carteggio inizia il 4 giugno 2009, con una lettera di Marti, nella quale l’anziano studioso (il 19 maggio di quell’anno aveva compito 95 anni) mi ringrazia per una recensione al suo volume, Su Dante e il suo tempo con altri scritti di italianistica, Galatina, Congedo Editore, 2009, recensione dal titolo La verità della storia, pubblicata dapprima ne “Il Galatino” del 29 maggio 2009 e poi ne “Il Paese nuovo” del 13 giugno 2009. Da quel momento, con pause più o meno lunghe, il carteggio prosegue fino all’8 marzo 2012, data in cui rispondo alla sua ultima lettera del 4 marzo 2012.

In realtà, il mio primo incontro con Marti era avvenuto ben sedici anni prima, esattamente il 13 agosto del 1993, come ho rievocato in Di Mario Marti, per Mario Marti, articolo apparso in Una vita per la letteratura. A Mario Marti colleghi e amici per i suoi cento anni, a cura di Mario Spedicato e Marco Leone, Edizioni del Grifo, Lecce 2014, pp. 415-418; poi nel mio Quel che posso dire, Edit Santoro, Galatina 2016, pp. 171-179. Segnalo che in questo scritto ho commesso l’errore cronologico, riportato in entrambe le pubblicazioni cartacee citate, di datare il mio primo incontro con Marti nell’agosto 1995, mentre esso è avvenuto due anni prima, esattamente il 13 agosto 1993, come dimostro negli allegati all’articolo ultimo sopra linkato.

Ho ricopiato il testo di tutte le lettere autografe di Marti per agevolarne la lettura, il che non era necessario per le lettere da lui scritte a macchina. Così pure ho riportato le foto della mia corrispondenza scritta al computer, che all’epoca conservavo insieme alle lettere via via ricevute, facendone copia non firmata. Si deve a questa abitudine la loro conservazione.

Pubblicato in Carteggi, Epistolari, Lettere, Diari | Contrassegnato , | Lascia un commento

Noterellando… Costume e malcostume 29. Siamo tutti cuochi (e sommelier)

di Antonio Mele / Melanton

In principio – anno di grazia 1999 – era Gambero Rosso Channel.

Poi, all’alba del 2000, arrivò Alice Tv,e nell’autunno dello stesso anno, La prova del cuoco,che Antonella Clerici conduce da allora con sempre grande successo. Nel frattempo, sono nate Alice Master Pizza, Il boss delle torte, Chef per un giorno, Cotto e mangiato, Cuochi e fiamme, I menu di Benedetta, Master Chef, Unti e bisunti… E potrei continuare con almeno altri venti titoli di trasmissioni televisive dedicate alla cucina, ai fornelli, alle ricette: insomma, al cibo e alla culinaria…

Gli esperti la chiamano, infatti, Food Tv, la Televisione del Cibo. Un fenomeno internazionale (essendo diffuso in Europa come in America, in Cina e Giappone), che negli ultimi tre lustri è in costante crescita, nonostante alcune di queste trasmissioni siano piuttosto improvvisate, raffazzonate, avventuristiche, e qualcuna perfino stucchevole.

Non proprio tutto, insomma, è… cucinato a dovere.

Pubblicato in Noterellando... Costume e malcostume di Antonio Mele / Melanton | Contrassegnato | Lascia un commento